Il porto turistico di Fiumicino avrà impatti “sull’aria, sulla sedimentazione e sul sito di interesse comunitario”. A sottolinearlo a Lumsanews è Claudio Passantino, biologo e biotecnologo ambientale, membro di Scienza Radicata, un’associazione di scienziati e attivisti impegnati su tematiche ambientali.
Quale sarà l’impatto provocato sull’aria dal nuovo porto?
“Quella di Isola Sacra è una zona impattata dalla presenza dell’aeroporto e da una forte antropizzazione alla foce del fiume. Non viene considerato l’impatto cumulativo dei due porti, quello turistico e quello crocieristico. Gli effetti maggiori sono quelli sull’aria: le navi da crociera funzionano con i motori accesi, unica fonte di approvvigionamento energetico. Una nave di grandezza media emette quanto 7500 auto ferme al semaforo e queste imbarcazioni rimangono accese per fornire energia a 8000 persone che vivono e mangiano in situazione di grande sfarzo. C’è bisogno di un’impiantistica che non è quella della città. Nel progetto del porto si parla di cold-ironing, ovvero di attacchi elettrici per le navi a terra. In realtà non c’è un progetto dal momento che servirebbero reattori e generatori fatti apposta ma non c’è traccia nei progetti”.
Quali sono gli impatti sulla flora e sulla fauna marittima?
“Ci sarà un impatto sull’acqua, in una zona che ha una vocazione turistica, balneare e ittica. Nella zona ci sono le oasi di Macchia Grande e le secche di Tor Paterno. L’intorbidimento dell’acqua e il movimento delle navi porterebbe alla sparizione della flora e della fauna, mettendo a rischio la popolazione di cetacei che lì vive”.
E poi c’è la questione dei sedimenti.
“Perché il porto venga costruito serve un fondo adatto. N non c’è alcuna infrastruttura naturale che faccia pensare di ospitare un porto. C’è un fondale sabbioso e basso, esposto ai venti, alle maree e alle mareggiate diventate più violente negli ultimi anni. Per fare il canale di ingresso per le navi da crociera, che hanno bisogno di un fondo di almeno 10-12 m per l’approdo, bisogna scavare nella sabbia, senza conoscere nemmeno la granulometria della sabbia.
C’è poi il problema che si sta insabbiando tutta la zona della foce, proprio per le costruzioni avvenute in modo dissennato negli anni passati. Nel progetto si immagina di poter risolvere il problema scavando la sabbia per costruire il porto, portando questa sabbia per salvare le spiagge a nord di Fiumicino che si stanno consumando. La cosa più assurda è che si pensa che una volta scavato questo canale e portata la sabbia al largo, questa magicamente rimarrà esattamente come è. Per mantenere un canale di quel tipo bisognerà fare dei dragaggi”.
Tutto ciò in un’area che potrebbe essere di interesse comunitario.
“L’area dopo il progetto del porto fallito nel 2010 è stata lasciata all’abbandono. Questo da un lato ha portato a ecomostri che sono ancora lì, dall’altro questo abbandono ha favorito la presenza di una palude salmastra che cresce proprio accanto al Faro, creando una zona di grande ricchezza naturale. Secondo le leggi europee un pezzo di quell’area è protetta, ma solo una parte. Andare a costruire sulla costa, alterando la linea di costa porterà alla morte e alla sparizione di questa palude salmastra”.
Inquinamento che avrà ripercussioni sulla salute delle persone
“La compagnia da crociera è una multinazionale, lavora per il proprio profitto, non le viene chiesto di fare nulla per compensare i danni sulla salute pubblica. Quando si fa uno scempio ambientale si dovrebbero costruire opere di compensazione: palliativi più nominali che sostanziali. A nostro avviso non c’è compensazione che possa compensare il disastro che il porto può creare”.