ROMA – “Non trova riscontro nella giurisprudenza costituzionale”. Viene bocciata così dal Consiglio superiore della magistratura la separazione delle carriere, uno dei punti più controversi della riforma della giustizia. Mercoledì 8 gennaio il plenum della suprema corte ha approvato a larga maggioranza, con 24 voti favorevoli, un parere critico sul ddl Nordio, che in questo momento si trova all’esame dell’Aula della Camera.
Solo quattro i voti a sostegno della proposta, che prevede tra le altre cose sull’istituzione di un doppio Csm e sull’Alta Corte disciplinare. Si tratta dei centro destra, indirizzati dal relatore eletto in quota Fratelli d’Italia, Felice Giuffrè, in contrapposizione con il no dei consiglieri togati.
Nel parere, che verrà trasmesso al ministro della Giustizia Carlo Nordio, si evidenzia che la separazione delle carriere, così impostata, rischia di veicolare l’idea di una magistratura con deficit di terzietà e imparzialità. Nonostante la riforma preveda la presenza di un Consiglio Superiore composto anche da magistrati, questo non elimina il rischio che si possa determinare un affievolimento dell’indipendenza del pubblico ministero rispetto agli altri poteri dello Stato.