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HomeCultura Il confino politico a Ustica: foto, documenti e quaderni ricostruiscono la prigionia

Il confino politico a Ustica
Foto, documenti e quaderni
ricostruiscono la prigionia

A Roma una mostra per porre l'accento

sulla realtà isolana durante il fascismo

di Alessandro Rosi24 Settembre 2019
24 Settembre 2019

Prigionieri nello spazio, ma liberi nel pensiero. I 600 oppositori politici del Regime portati a Ustica tra il 1926 e il 1927 – dopo l’approvazione delle leggi “fascistissime” – non potevano muoversi dall’isola, ma riuscirono a portare avanti le loro idee e organizzare la vita sociale. “Noi non morimmo laggiù, noi crescemmo”, si legge nelle lettere del politico comunista Otello Terzani che si possono consultare nella mostra Il confino politico a Ustica nel 1926-1927. Immotus nec iners ospitata alla Casa della Memoria e della Storia di Roma, fino al 26 settembre.

Il Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica ha raccolto il materiale presente nel proprio archivio mettendo insieme fotografie, appunti e lettere, così da ricostruire la vita di quei giorni. I confinanti politici organizzarono la vita sociale, dando vita a una biblioteca pubblica, a mense e attività sportive. Ma soprattutto istituirono una scuola su idea di Amedeo Bordiga e Antonio Gramsci, fondatori del partito comunista. Un istituto dove non c’erano divisioni tra docenti e allievi. “Studiare tedesco e russo con perseveranza. Approfondire geografia e storia”, si legge negli appunti di Gramsci, che aveva la Direzione sezione storico-letteraria ma allo stesso tempo imparava da altri. “Un operaio della Baviera insegnava a Gramsci il tedesco”, rivela il curatore della mostra, Vito Ailara, a Lumsanews, “in quel contesto vi era una vera e propria trasfusione del sapere”.

Un fermento culturale che poi ha portato agli ideali di Resistenza, più avanti sviluppati. “Portare tutti gli oppositori a Ustica è stata una valutazione errata da parte di Mussolini”, commenta Vito Ailara, “perché è lì che nacque quel laboratorio di idee che poi portò a Ventotene”. È sull’isola laziale, infatti, che nel 1941 Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi gettarono le basi per il Manifesto di Ventotene, uno dei testi fondanti dell’Unione europea.

“La lezione che Ustica ci dà”, prosegue Ailara, “è che, quando l’uomo vuole e nonostante le condizioni peggiori possibili (come le poche risorse, la povertà, l’assenza di luce, gas e igiene), si può mandare l’intelletto oltre l’ostacolo”.

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