Che la pandemia da Covid-19 e le conseguenti misure di contenimento siano state un trauma collettivo è innegabile, come lo è altrettanto che a pagarne il prezzo più alto, in termini di salute mentale, siano stati gli adolescenti. A dirci quanto sia caro quel costo è una ricerca coordinata dall’University of Washington di Seattle e pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), che evidenzia come il cervello dei ragazzi tra i 9 e i 17 anni durante il periodo pandemico sia invecchiato di 4,2 anni nelle femmine e di 1,4 nei maschi.
Ad accelerare l’assottigliamento della corteccia celebrare – che indica il progressivo avanzare dell’età – sono stati i forti stress a cui i giovani sono stati sottoposti in quegli anni. Infatti, come spiegano i ricercatori, “l’adolescenza è un periodo di radicali cambiamenti nello sviluppo emotivo, comportamentale e sociale”, a cui si associano diversi cambiamenti nella struttura del cervello.
I test eseguiti dall’University of Washington su 160 ragazzi hanno mostrato, nel 2021, un assottigliamento eccessivo, rispetto ai valori di riferimento, della corteccia celebrale. Secondo il team di ricercatori potrebbe essere correlato alla restrizione delle relazioni durante la prima fase della pandemia. Una restrizione che, però, come evidenziato dai risultati, ha pesato in modo diverso su ragazze e ragazzi. Le prime, infatti, hanno subito un invecchiamento che ha interessato in maniera estensiva la corteccia celebrale, mentre nei secondi è risultato limitato alla corteccia visiva.
Tale disparità si spiegherebbe alla luce del differente valore che le relazioni sociali hanno per i due generi. Per le donne, infatti, “le relazioni con i coetanei sono di vitale importanza per lo sviluppo dell’identità personale”, in quanto fanno affidamento su di esse “per il sostegno emotivo più degli uomini”.
Secondo Liliana dell’Osso, presidente della Società italiana di Psichiatria – intervistata dal Corriere della Sera -, la condizione degli adolescenti riportata dallo studio rischia di aumentare l’insorgenza di disturbi psichiatrici e comportamentali. Nei soggetti predisposti, infatti, si sono notati “sintomi di panico e claustrofobia”.