Non sarà una verifica a porte chiuse, come accadeva durante la prima Repubblica, ma un chiarimento necessario davanti agli italiani, che avverrà in Parlamento e alla fine del quale ognuno dovrà prendersi le sue responsabilità. Così ieri Enrico Letta a New York ha risposto alle domande dei giornalisti che durante la conferenza all’Italian Academy l’hanno incalzato sulle dimissioni di massa dei parlamentari Pdl. 118 lettere, molte delle quali schede prestampate, consegnate ai capigruppo Brunetta e Schifani, con le quali 97 deputati e 87 senatori su 91 si sono impegnati a seguire le indicazioni del partito e a dimettersi quando la giunta voterà la decadenza di Berlusconi. Un comportamento che lo stesso premier ha definito umiliante per il nostro paese, avvenuto mentre cercava di rilanciare l’Italia all’Assemblea delle Nazioni Unite, e che ancora una volta lo vede d’accordo con il Presidente Giorgio Napolitano. “Non posso che definire inquietante l’annuncio di dimissioni in massa dal Parlamento – si legge in una nota diramata ieri dal Quirinale – L’applicazione di una sentenza di condanna definitiva è dato costitutivo di qualsiasi Stato di diritto”. Parole pesanti queste pronunciate dal Presidente della Repubblica, almeno quanto la linea dura decisa dal Pdl.
Quella di oggi, quindi, per Enrico Letta si prospetta una giornata di importanti decisioni. Dopo il suo arrivo a Ciampino, previsto per le 12:00, il primo impegno sarà l’incontro al Quirinale con il Presidente Giorgio Napolitano, un confronto necessario per capire il da farsi. In serata invece, durante il Consiglio dei Ministri, il premier, pur rivolgendosi in modo formale ai ministri Pdl, è intenzionato a sapere con certezza da Angelino Alfano se il suo partito ha davvero deciso di lasciare il Parlamento. Una risposta dalla quale dipendono i passi successivi. Molto probabilmente entrò venerdì, data in cui la Giunta del Senato potrebbe votare la decadenza di Berlusconi, le Camere saranno chiamate a votare la fiducia per la seconda volta. Se il Governo deve cadere, infatti, meglio che accada in fretta. In questo modo Letta avrebbe il tempo di partecipare al Congresso del Pd e candidarsi alle primarie contro Renzi, previste per l’8 dicembre.
Manuela Moccia