Come si è evoluto il mondo del volontariato in Italia? Ne abbiamo parlato con Monica Tola, direttrice del Banco Alimentare del Lazio, che per molti anni ha collaborato con Caritas.
Per molti anni ha collaborato con Caritas: cosa ricorda dell’esperienza degli Empori solidali?
“Il tema degli Empori solidali è molto particolare. Lavorando per molti anni in Caritas ho condiviso per prima l’idea che gli Empori fossero in qualche modo più rispettosi del diritto delle persone di scegliere il proprio cibo. A fronte di una modalità di donazione alimentare che veniva intesa come prettamente assistenziale, il meccanismo dell’emporio rendeva l’accesso al cibo un vero e proprio diritto”.
In quanto direttrice del Banco Alimentare del Lazio è anche testimone di un’altra realtà
“Circa il 70% delle organizzazioni caritative che sono convenzionate con noi, che attualmente sono 430, sviluppa un servizio di distribuzione di aiuto alimentare attraverso la distribuzione di pacchi a domicilio o per strutture specifiche. Il restante 30% è composto da mense e da unità di strada. Un tema centrale che sta emergendo è proprio quello dell’approvvigionamento: se alle spalle non si ha una struttura, un’organizzazione forte anche dal punto di vista della capacità di intercettare donazioni, la scelta potrebbe risultare veramente molto limitata”.
Quanto sono aumentate le richieste negli ultimi anni?
“Il carico di richieste che le organizzazioni caritative stanno supportando è di molto aumentato: è cresciuta, infatti, la platea di riferimento. Non si vede molto dal punto di vista continuativo, ma dal modo in cui le strutture caritative distribuiscono i cosiddetti non continuativi (per meno di sei mesi nel corso dell’anno). La richiesta è aumentata di circa 15mila persone solo nel 2023. La situazione potrebbe peggiorare con la progressiva diminuzione di misure di contrasto alla povertà come il Reddito di cittadinanza. Un altro tema è poi quello della mancanza di volontari”.
Cioé?
“Spesso ci troviamo di fronte a una mancanza di volontari. È sicuramente un lavoro che richiede preparazione, attenzione, disponibilità. Non ci sono volontari per fare ascolto, per fare orientamento, per interfacciarsi con i servizi territoriali sul territorio. La maggior parte delle persone in difficoltà che arrivano ai centri di distribuzione convenzionati con il Banco Alimentare del Lazio attraverso i servizi sociali ci arrivano per una comunicazione scritta”.
I giovani si sono allontanati dal mondo del volontariato?
“Si tratta più che altro di una difficoltà a incastrare le esigenze di Banco Alimentare con la disponibilità oraria dei giovani. L’anno scorso si è avuta la collaborazione di quasi 5mila volontari: di questi 1500 erano ragazzi con meno di 18 anni. Noi funzioniamo principalmente in settimana e quindi è difficile restare aperti negli orari in cui i giovani potrebbero supportarci. È una cosa su cui ci stiamo interrogando: possiamo immaginare delle aperture serali? Quando passano i giovani ci chiedono sempre: cosa possiamo fare per aiutarvi? Come si fa ad aiutarvi in maniera continuativa? È uno spunto riflessione per tutti”.