Bagni fatiscenti, baracche nel degrado e mancanza di acqua potabile. Un quadro tracciato da Medici senza frontiere e riportato dal sito di Repubblica, che questa mattina dedica spazio all’inferno in cui sono costretti a vivere duemila migranti. Il cuore delle indagini nel Metaponto, in particolare l’ex Felandina, una delle principali baraccopoli della Basilicata.
Tra casette distrutte e mancanza di servizi igienici vivono migliaia di migranti, sfruttati dai caporali per la raccolta della verdura nei campi nelle vicinanze. Tra questi Simon, rifugiato politico. Un’operazione all’anca quattro anni fa, poi il calvario per farsi assumere. Alla fine alcuni suoi amici lo hanno convinto a raggiungerlo nel Metaponto, per guadagnare qualche spicciolo raccogliendo verdura. “Vieni a ballare nei campi di pomodori”, direbbe Caparezza, che al tema ha dedicato una sua canzone, ambientata nella vicina Puglia.
Il quadro in cui si è imbattuto è agghiacciante. “La situazione era orribile, le persone vivevano peggio degli animali. Non c’era il bagno, non c’erano le docce”, dice Simon nelle parole riportate sul sito di Repubblica. Alla fine, insieme ad altri novecento immigrati, ha ricevuto una mano dal team di Medici senza frontiere. L’organizzazione si è attivata per indirizzarli al centro di accoglienza di Matera, dove tutti hanno cominciato un percorso di formazione professionale.
Tutto questo al termine di un progetto portato avanti proprio da Msf, che tra luglio e novembre del 2019 ha visitato sette insediamenti in cui trovavano rifugio duemila persone. Il risultato della ricerca è un report, chiamato “Vite a giornata: precarietà ed esclusione nelle campagne lucane”. L’impegno tuttavia non si è interrotto: la palla ora passa all’associazione locale Loe-Uisp, che metterà in pratica un sistema di assistenza sanitaria ai migranti con attrezzature mediche e scorte di farmaci.