Conosciuto come “Igor il russo”, 41 anni, ex militare, Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, in realtà è nato in Serbia. Il suo nome è salito agli onori delle cronache lo scorso 1 aprile. Quella sera, Igor, vestito con un giaccone militare, bavero alzato, cappello in testa e fucile da caccia a tracolla, entra nel bar-tabaccheria “Il Gallo”, a Riccardina di Budrio, nel bolognese, per tentare di rubare l’incasso del locale. Il titolare, Davide Fabbri, lo affronta, disarmandolo e ferendolo con la sua stessa arma, ma poi viene trascinato nel retrobottega e ucciso a colpi di pistola. Da quel momento inizia la fuga di Feher, sul quale al momento del primo delitto pende già un ordine di cattura per rapina.
Una settimana più tardi, l’8 aprile, Igor uccide di nuovo, nei pressi di Portomaggiore, in provincia di Ferrara. La vittima del secondo omicidio è la guardia ecologica volontaria Valerio Verri. Nello stesso agguato l’agente provinciale Marco Ravaglia rimane gravemente ferito. Nonostante l’ingente spiegamento di forze dell’ordine, con l’impiego di centinaia di uomini dei reparti speciali, i mezzi di ultima generazione (compresi i droni) e i cani addestrati, il killer, che era arrivato in Italia nel 2006, riesce a far perdere le proprie tracce a Molinella, dove abbandona un Fiorino rubato per scappare.
Nelle settimane successive, arrivano diverse segnalazioni, vengono ispezionati numerosi casolari, ma Igor sfugge sempre alla cattura. Le ultime tracce della sua presenza risalgono alla metà di maggio. I controlli gradualmente si allentano, e le indagini proseguono in altri modi, vagliando ad esempio i suoi contatti per sperare di arrivare a lui attraverso i suoi complici. Si rivela infondata anche la pista di una sua fuga in Sudamerica. In molti pensavano che si fosse rifugiato in qualche paese dell’est Europa. La sua corsa è invece terminata nel sud della Spagna.