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Stangata sui conti di Sanremo. Gli introiti della pubblicità vanno ridimensionati.

di Raffaele Sardella24 Febbraio 2014
24 Febbraio 2014

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La Rai accusa il colpo per il calo dello share del Festival che, dal 47% della scorsa edizione, è crollato quest’anno al di sotto del 40%. Questo significa che le entrate della pubblicità, che il direttore di Rai1 Leone aveva garantito coprissero il totale delle spese, vanno ridimensionate: lo scoperto è di circa un milione di euro.
Conti in rosso che avranno una serie di ripercussioni negative fino alla prossima edizione del festival. I diritti pubblicitari vengono venduti, infatti, in base ai dati dell’audience dell’anno precedente. Ciò significa che la Rai – se quest’anno aveva beneficiato un “credito pubblicitario” basato su uno share del 47% (dati 2013) – l’anno prossimo potrà vantare un pubblico televisivo che non superaerà il 40%, con una perdita stimata intorno ai due milioni di euro.
C’è poi un’altra voce di spesa che, se ufficialmente non compare nel bilancio del Festival, va comunque aggiunta al conto: la concessionaria pubblicitaria della Rai dovrà “risarcire”, con spazi gratuiti sulle proprie reti, i suoi sponsor. Questi ultimi avevano pagato la pubblicità con la garanzia di ricevere uno share medio di almeno il 45%, condizione questa che è stata ampiamente non rispettata.
Le percentuali sono sempre relative e le statistiche, si sa, si possono “raccontare” attraverso lenti diverse. Quelle di Leone sembrerebbero aver addolcito eccessivamente il conto. La parcella è più salata di quanto è stato raccontato e il Codacons, che vuole vederci chiaro, ha inviato un’istanza alla Corte dei Conti: si chiede un calcolo ufficiale di quanto il calo degli ascolti sia costato alla Rai.
Sarebbe una figuraccia se la Corte dei Conti smentisse il direttore di Rai1 come – già nel 2012 – avvenne al commissario straordinario per Sanremo di allora, Antonio Marano. Per ora la prima impressione è che, proclamando l’attivo dei conti, Leone abbia reso omaggio al suo cognome dimostrando molto coraggio. Forse anche troppo.

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