Protestano, e tanto, gli oltre 83.011 studenti di Licei e Istituti che questa settimana hanno inaugurato la prima tornata di test d’ammissione in facoltà a numero chiuso. Medicina e Odontoiatria (8 aprile), Veterinaria (9 aprile), oggi con Architettura e poi ancora il 29 aprile, per chi volesse tentare la fortuna provando ad essere ammesso ai corsi di Medicina in lingua inglese. Ultima data, quella del 3 settembre, per chi invece proverà a passare lo sbarramento a Professioni Sanitarie. Candidati infuriati e non solo per la discutibile tempistica di quest’anno, troppo vicina agli esami di Stato.
Le domande. Per Medicina e Odontoiatria gli iscritti effettivi al test sono stati 64.187 contro i 74.312 dello scorso anno. Veterinaria quest’anno ne ha contati 6.940 e Architettura 11.884. I candidati hanno dovuto (o dovranno) rispondere a 60 quesiti in 100 minuti per un totale di 10.551 posti a Medicina e Odontoiatria, 7.621 per Architettura, 774 per Veterinaria e 155 per i corsi di Medicina in lingua inglese. Tra le domande del test di Medicina hanno fatto discutere quella sul linguista Noam Chomsky (poco conosciuto e approfondito nei programmi scolastici italiani attuali) e quella su cosa è necessario per riformare un articolo della Costituzione italiana. Ancora fra le domande il Nobel Rita Levi Montalcini, Enrico Fermi, o la richiesta d’indicare le materie di specializzazione di alcuni dei più grandi scienziati italiani.
Le proteste. “Ce lo impone l’Europa, ma il test d’ingresso è ingiusto. È il risultato di tutti i tagli fatti all’università”, gridano i ragazzi del gruppo universitario “Studenti Indipendenti” che l’8 aprile a Torino hanno protestato durante il test di Medicina. Le polemiche continuano se si tiene presente il costo della prova – 100 euro per tutti senza differenziazione per reddito – e gli studenti già pensano all’alternativa: iscriversi ai corsi di Medicina in Albania, dove non esiste nessun test di sbarramento e poi ritornare in Italia e continuare qui la formazione, a partire dal secondo anno in poi.
Passano gli anni e il problema rimane lo stesso, gli studenti sognano un futuro senza sapere se poi potranno vederlo realizzato, dicono molti all’uscita dai primi test. Ragazzi scoraggiati, delusi, arrabbiati, che si vedono come piccole mosche in trappola per volontà non propria e le famiglie, sempre più sole nella gestione del futuro dei propri figli. Il ministro Lorenzin dichiara invece che il problema non sia lo sbarramento dei test, ma la mancanza di borse di studio per gli specializzandi, in questo caso, delle facoltà di Medicina. Forse però, invece di pensare al dopo, bisognerebbe chiedersi com’è che al “prima” ci arrivino davvero in pochi.