Nataša Govekar è la direttrice del dipartimento teologico- pastorale della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede. Ha spiegato alla nostra redazione in che modo comunica il Vaticano.
Come comunica la Santa Sede?
“La Santa Sede comunica in molteplici modi: dal patrimonio storico-artistico alle celebrazioni liturgiche, dalle parole pronunciate dal Santo Padre o dai diversi dicasteri in ambito religioso, diplomatico e sociale, ai gesti concreti in favore dei più vulnerabili. Tutto questo costituisce la comunicazione della Santa Sede. Più specificamente ci sono poi vari mezzi di comunicazione, ora riuniti nel dicastero per la Comunicazione, tramite i quali si offre in 40 lingue l’informazione d’attualità sull’attività del Papa, della Santa Sede, della Chiesa nel mondo, ma si da spazio anche al Vangelo e al Santo del giorno. Tramite L’Osservatore Romano, la Radio Vaticana, il portale Vatican News e i social media si cerca di dare voce anche a tante storie di persone comuni che promuovono la pace, la fraternità, la giustizia, la cura del creato, la difesa della vita, la solidarietà con i fratelli meno fortunati”.
Che ruolo hanno i social network nella comunicazione del Santo Padre?
“Il Papa è il pastore universale, la sua parola è rivolta a tutti. Per parlare alla gente, in piazza San Pietro, deve avere il microfono e il maxischermo. Per parlare ai milioni che forse non verranno mai in piazza, deve usare altri “microfoni” e “maxi” o “mini” schermi. Si tratta semplicemente di raggiungere le persone dove si trovano e oggi le persone passano molto tempo sui social network. Si tratta di un prolungamento della sua attività e del suo magistero anche nel continente digitale, per condividere le sue parole e i suoi gesti con chiunque decida di seguirlo sui suoi canali social. Finora 8,4 milioni di persone di tutto il mondo hanno accolto quest’iniziativa su Instagram (Franciscus), e più di 52 milioni di persone lo hanno fatto su Twitter (Pontifex). Tra di loro ci sono cristiani, fedeli di altre religioni, ma anche tanti non credenti che apprezzano gli insegnamenti di Papa Francesco ed entrano in dialogo con lui esprimendo un commento o una domanda. E’ interessante vedere come soprattutto le immagini riescano a trasmettere l’emozione di un incontro. I gesti, gli sguardi, i sorrisi, il tono di voce e anche i silenzi del Santo Padre parlano prima ancora delle parole. Nel vedere un’immagine carica di forza simbolica, come ad esempio l’immagine del Papa che abbraccia un bambino malato, tante mamme e tanti papà sentono che quell’abbraccio è anche per i loro figli”.
Come vengono ideati i tweet di Papa Francesco? Vengono proposti degli argomenti e il Santo Padre li approva?
“In genere, i tweet del Papa sono il riflesso della sua attività quotidiana, di una catechesi, un’omelia, un Angelus, oppure sottolineano una ricorrenza liturgica, o ancora, offrono un contributo a una giornata mondiale di rilievo. La proposta, l’approvazione, la traduzione e la pubblicazione di questi messaggi avvengono in una sinergia continua tra il Santo Padre, la Segreteria di Stato e il dicastero per la Comunicazione”.
Come mai Papa Francesco non ha un account Facebook? Sono previste nuove piattaforme, oltre a quelle già utilizzate?
“Papa Francesco non ha un suo account ufficiale su Facebook, ci sono invece tanti “fake” account. Comunque possiamo dire che Papa Francesco è presente tramite la global page di Vatican News (e tramite tante altre testate ufficiali), dove le notizie sulla sua attività spesso suscitano una risposta rivolta direttamente a lui e non tanto alla testata. Inoltre, negli ultimi anni il Santo Padre ha aperto un account personale anche sulla piattaforma Click to Pray, gestita in sinergia con la Rete Mondiale della Preghiera del Papa. Il mondo digitale e le piattaforme social sono in continua evoluzione, perciò, anche se per il momento non è prevista l’apertura di nuovi canali, non si può escluderlo per il futuro, perché vanno sempre esplorati tutti i modi per “comunicare incontrando le persone dove e come sono”, come ha detto il Santo Padre nel suo ultimo messaggio per la Giornata mondiale per le comunicazioni sociali”.