Il 1° giugno 2018 prestava giuramento il governo Conte, grazie all’intesa tra Movimento 5 Stelle e Lega. Un’alleanza inedita, che ha sbloccato quella che è stata la più lunga attesa post-elettorale tra il voto e la formazione dell’Esecutivo. La XVIII legislatura ha compiuto da poco i suoi primi 100 giorni ed è stata passata ai raggi X da un report di OpenPolis, per capire meglio cosa è stato fatto, quali sono i numeri del Parlamento e le differenze con le precedenti legislature.
Uno dei primi elementi caratterizzanti del governo Conte riguarda la sua composizione. Tra gli esecutivi politici che si sono susseguiti dal 1948 ad oggi, infatti, mai la percentuale di esordienti era stata così alta. L’89,5% dei ministri indicati da Giuseppe Conte non aveva mai svolto quest’incarico prima, tranne l’attuale Ministro per gli affari europei Paolo Savona (era stato Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato dal ’93 al ’94 con il governo Ciampi) e Enzo Moavero Milanesi, attuale Ministro degli affari esteri (che aveva ricoperto l’incarico di Ministro per gli affari europei dal 2011 al 2014 con i governi Monti e Letta).
Dall’inizio della legislatura sono state approvate in tutto 10 leggi: di queste 4 sono decreti convertiti in legge, ereditati dal precedente governo Gentiloni; 2 le commissioni di inchiesta istituite; 4 i nuovi provvedimenti proposti dall’Esecutivo. In questo aspetto, dunque, è possibile vedere confermata una prassi che da anni caratterizza il Parlamento, ovvero l’iniziativa legislativa è sempre di più nelle mani del governo e non dei membri di Camera e Senato. Oltre ai quattro decreti già convertiti in legge, in questi giorni è stato discusso l’ormai consueto Milleproroghe, con un prima via libero da parte di Palazzo Madama. Sui numeri di queste votazioni si basano le prime preoccupazioni sulla futura stabilità della squadra di Conte. Solamente due provvedimenti su cinque approvati in Senato, infatti, hanno ottenuto più di 161 voti favorevoli, quindi hanno raggiunto la soglia abituale di maggioranza. Spiccano, tra quelli ad averne ottenuto meno, soprattutto il Milleproroghe e il decreto Dignità.
Un altro aspetto particolare preso in esame da OpenPolis è la presenza in aula, soprattutto dei ministri-parlamentari, per i quali spicca un forte assenteismo, dato anche dagli impegni ministeriali che non permettono loro di essere presenti a tutte le votazioni. Alla Camera la percentuale più bassa di presenze è della pentastellata Giulia Grillo (con soltanto lo 0,18% di partecipazione alle votazioni elettroniche), seguita nell’ordine da Bonafede (2,01%), Fraccaro (2,75%), Fontana (3,11%) e Di Maio (41,21%). Al Senato, invece, il primato negativo spetta a Barbara Lezzi, anch’essa M5S, con l’1,99% di presenze, seguita da Salvini (4,33%), Bongiorno (6,56%), Stefani (11,12%), Centinaio (21,66%) e Toninelli (31,15%). Numeri che vanno letti – anche quelli dei ministri più presenti – nel contesto delle percentuali medie di presenze di tutti i parlamentari, che si attestano tra l’80 e l’87%.
Ma quanto lavora il governo Conte? Un dato su cui basarsi è sicuramente quello relativo alla durata delle riunioni del Consiglio dei Ministri. Si tratta di momenti cruciali nei quali vengono ufficializzate e deliberate le azioni dell’Esecutivo. Nei primi 100 giorni ce ne sono state 16: 7 a giugno, 5 a luglio e 4 ad agosto, le ultime due tenute a Genova in seguito al crollo del Ponte Morandi. Queste riunioni, come riporta il documento di OpenPolis, non sono durate mai più di un’ora e mezzo, per una durata media di 52 minuti. Si tratta, quindi, del dato più basso dal governo Letta ad oggi, quando si registrava, invece, una durata maggiore, con una media di 1 ora e 46 minuti.