La Nota di aggiornamento del Def turba l’Unione. Ieri il Ministro del Tesoro, Giovanni Tria ha tentato di riavviare il confronto in sede europea anticipando in una lettera le stime sulla crescita del Pil per il prossimo triennio (1,5% per il 2019; l’1,6 per il 2020 e 1,4% nel 2021), un passaggio necessario per stimare l’impatto che la manovra avrà sulla nostra economia.
Una lettera che, tuttavia, ha lasciato piuttosto scettici i tecnici europei. La manovra stanzia 20 miliardi per le misure che hanno caratterizzato le campagne elettorali dei due partiti di maggioranza.
Reddito di cittadinanza. L’intenzione del governo è di stanziare per la manovra 10 miliardi di euro, 9 sarebbero per il pagamento corrente della misura, 1 per lo sviluppo dei centri per l’impiego, che non sono mai stati efficienti. La misura dovrebbe scattare dal prossimo I° gennaio con i pensionati, mentre dal I° aprile verrà estesa anche ai disoccupati e ai lavoratori poveri. Il reddito ammonterà a 780 euro e si potrà richiedere con un reddito inferiore ai 9360 euro l’anno.
Quota 100. Il superamento della legge Fornero sulle pensioni ci costerà 7 miliardi di euro. La soluzione scelta dal governo verrà inaugurata nei primissimi mesi dell’anno prossimo e permetterà a chi ha maturato almeno 38 anni di contributi e ha compiuto i 62 anni di età di andare in pensione.
Flat tax. Inizia il percorso anche per la nuova tassa che supererà Irap e Irpef (cavallo di battaglia per il centro destra durante la campagna elettorale). L’imposta fissa un regime forfettario al 15% per partite Iva e Pmi.
Truffati dalle banche. Nelle intenzioni il governo ci sarebbe anche quella di istituire un fondo di 1,5 miliardi per chi è rimasto coinvolto dal crack di una banca. Il fondo verrebbe finanziato man mano che matureranno gli effetti della prescrizione sui conti dormienti.
Ma sempre le banche rimangono al centro della manovra: l’intenzione di aumentare il gettito grazie ad un innalzamento delle imposte sugli interessi passivi guadagnati dall’istituto, rischia di squilibrare il rapporto delle banche italiane con le altre europee. Facendo lievitare i costi per i servizi offerti ai cittadini.
Malgrado le garanzie fornite in campagna elettorale e la lotta intestina al governo per accaparrarsi risorse e forniture, le prime cifre stimano un deficit strutturale per i tre anni all’1,7%. Un valore che, se confermato nella legge, porterà altro debito nel futuro delle nuove generazioni.