NEWS ANSA

Sito aggiornato alle 13:20 del 22 novembre 2024

HomeCronaca “I genitori di un hikikomori non comprendono il problema e fanno errori irreparabili”

"I genitori di hikikomori
non capiscono il problema
e fanno errori irreparabili"

Carolei dell'associazione genitori

"Per guarire non serve pressare"

di Michela Pagano11 Febbraio 2022
11 Febbraio 2022

Elena Carolei è Presidente di Hikikomori Italia Genitori, un’Associazione aperta a tutti i genitori e parenti di ragazzi con problemi di isolamento sociale. Per noi di Lumsanews ha indagato un altro aspetto del disturbo Hikikomori: la difficile condizione di vita delle famiglie di chi soffre di questo problema e il loro ruolo nel superamento di questo disturbo.

Qual è l’elemento scatenante di questa patologia?

“La causa primaria è una difficoltà a stare con gli altri, provare senso di vergogna, avere paura del giudizio altrui. Generalmente però queste non sono situazioni che scatenano immediatamente il ritiro. Il fattore scatenante poi può essere di tipo diverso, che va a compromettere una condizione già precaria. C’è quindi una situazione negativa di base, che può perdurare anche per molto tempo, finché un evento o una serie di eventi la aggravano e quindi il ragazzo, per non sottoporsi a uno stress ulteriore che diventa insostenibile, sceglie di non uscire più”.

Come cambia la vita di una famiglia con un ragazzo hikikomori?

“I genitori solitamente notano che il figlio ha qualche difficoltà, ma non prendono la situazione di petto pensando che si risolva a breve. Quando poi arriva la causa scatenante che aggrava la situazione di ritiro i genitori iniziano ad allarmarsi pesantemente. Cambia la vita in casa, si fa più difficile, perché per i genitori diventa difficile identificare la vera causa del malessere del proprio figlio e questo può anche  peggiorare la situazione perché iniziano a fare degli errori che in alcuni casi possono essere irreparabili”.

Per esempio?

“Gli errori più comuni sono sgridarlo, insistere, forzarlo ad uscire e poi un altro errore molto comune è togliere internet, annullare tutte le comunicazioni online, perché ritengono che la causa del ritiro sia quella, invece togliendo questa possibilità si toglie al ragazzo l’unica modalità di comunicazione che ha, quindi non si fa che peggiorare la situazione. Spesso poi queste azioni portano a reazioni aggressive da parte del ragazzo e la situazione in casa si inasprisce. Quindi è necessario che per un po’ di tempo il genitore sospenda questo tipo di pressione altrimenti ottiene l’effetto contrario”.

Per evitare questo, quanto è  rilevante il ruolo di un genitore nell’avvicinarsi al proprio figlio hikikomori e magari spingerlo a chiedere aiuto?

“Le situazioni sono diverse. Il timore del rapporto con gli altri che ha il ragazzo hanno sia un’origine individuale, caratteriale, ma dipende anche dall’atteggiamento del mondo esterno e della famiglia. Quindi il comportamento dei genitori è importante ma da soli non possono fare tutto. È molto importante che il genitore comprenda il dolore del figlio, in questo modo il figlio può fidarsi e quindi nel momento in cui si ricostruisce la fiducia il ragazzo può chiedere aiuto. Dato che i genitori sono le uniche persone che hanno il privilegio di vedere e incontrare questi ragazzi il loro ruolo è fondamentale. La loro capacità di comunicare con il figlio, il successo di questa comunicazione è fondamentale”.

Quali sono quindi i passi giusti da compiere per provare a far uscire questi ragazzi dal tunnel?

“Sono situazioni difficili che non si possono generalizzare, ma sicuramente è fondamentale abbassare le aspettative e le pressioni su questi ragazzi che sono da contrasto al problema piuttosto che da comprensione. Piuttosto serve avvicinarsi, suscitare la loro fiducia. Spesso il ragazzo non viene neanche più a mangiare a tavola perché teme che il genitore ricomincia la solita storia e insista, e loro questa cosa non la vogliono sentire. Bisogna interrompere quella che è ormai una routine per loro, che è quella dello stare in camera: chiedergli di aiutare a cucinare, appendere un quadro, fare un lavoretto in casa, cioè fargli capire che esiste un mondo oltre la stanza e non sgridarlo per la sua condizione ma avvicinarsi al suo dolore  e mettersi a disposizione e una volta che si è fidato magari sarà lui a chiedere aiuto”.

Ti potrebbe interessare

logo ansa
fondazione roma
Carlo Chianura
Direttore delle testate e dei laboratori
Fabio Zavattaro
Direttore scientifico
@Designed & Developed by Bedig