Con l’avvicinarsi dell’introduzione del reddito di cittadinanza, si sono verificati sempre più casi di fittizi cambi di residenza e finte separazioni. È l’Italia dei furbetti che tenta di aggrapparsi ai sussidi statali. Per ottenere il reddito di cittadinanza, bisognerà – infatti – avere l’Indicatore della situazione economica equivalente, l’Isee, inferiore ai 9.360 euro. Da qui la tentazione dei furbetti dell’anagrafe che tramite un divorzio possono dividere in due il reddito e il patrimonio di famiglia. Senza contare i lavoratori in nero che sono, secondo gli ultimi dati dell’Alleanza cooperative italiane, 3,3 milioni di lavoratori. Fra tasse e contributi, il totale dell’evasione sfiora i 110 miliardi di euro, un ventesimo del nostro debito. Il decreto prevede però che i furbetti del reddito che dichiarano il falso rischiano la reclusione da due a sei anni.
Solamente a Savona l’anno scorso sono arrivate 1.839 richieste di cambi di residenza all’interno dello stesso comune. Un dato sospetto che ha portato al controllo dei vigili urbani negli indirizzi dichiarati. Una volta su quattro non hanno trovato nessuno e si sono trasformati in un esposto della Repubblica. Le ispezioni potrebbero, infatti, proprio nascondere finte separazioni. Non solo. A Palermo e Napoli sono numerose le richieste di informazioni sul cambio di residenza che sono pervenute agli sportelli del Comune.
Sono giorni caldi per i centri di assistenza fiscale, i Caf, primo avamposto per il walfare dello Stato. “Ai nostri sportelli sono per ora arrivate molte richieste di chiarimento sulle procedure, anche sui cambi di residenza e sugli effetti di divorzi e separazioni”. In questi giorni si procede all’aggiornamento dell’Isee, il misuratore di ricchezza che poi viene usato per decidere il posto in graduatoria per i servizi sociali pubblici e, soprattutto, per ottenere il reddito di cittadinanza.