Enrico Prosperi a Roma è specializzato in Psicologia Clinica – Psicoterapia, perfezionato sui disturbi del comportamento alimentare. Presidente della Società Italiana di Educazione Terapeutica e della Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare (SISDCA), sezione Abruzzo-Lazio-Molise. E’ direttore del Giornale della Società Italiana di Psicologia Clinica Medica. A Lumsanews ha spiegato l’ortoressia dal punto di vista psicologico.
Quali sono le cause psicologiche che scatenano il disturbo?
“Ci sono diversi fattori di rischio che facilitano l’insorgenza dell’ortoressia nervosa: caratteristiche di personalità come il perfezionismo, il nevroticismo e i tratti ossessivo compulsivi, l’insoddisfazione corporea, le frequenti storie di diete e la difficoltà a riconoscere i propri valori (ciò che rende significativa la propria vita). Non dobbiamo dimenticare l’effetto di un’eccessiva esposizione ai media che incoraggiano ideali corporei non realistici e un’alimentazione eccessivamente “salutistica””.
Quali persone sono maggiormente predisposte a cadere nel disturbo?
“Sembra che una maggiore tendenza al comportamento alimentare ortoressico si possa presentare in gruppi specifici per via delle loro professioni, ad esempio dietologi, artisti, sportivi o per via di particolari abitudini alimentari, come i vegani e i vegetariani. Il cibo è vissuto come pericoloso, contaminato. Le persone che ne soffrono sono preoccupate per l’origine, la preparazione e il contenuto nutrizionale dei loro pasti, ciò può causare ansia, tendenza all’isolamento e rituali”.
Perché l’ortoressia coinvolge soprattutto persone di genere maschile?
“Sebbene alcuni autori hanno indicato una maggiore prevalenza nel genere maschile, studi più recenti hanno segnalato una prevalenza più o meno sovrapponibile tra uomini e donne. In realtà non ci sono dati affidabili per la prevalenza dell’ortoressia nervosa e questo dipende sia per le popolazioni studiate che per i test utilizzati”.
Perché le persone vanno alla ricerca di uno stile di vita perfetto?
“Negli anni si è data sempre più importanza agli stili di vita sani, identificandoli con una corretta alimentazione e un’adeguata attività fisica. Il mangiare sano può portare a dividere i cibi in buoni e cattivi e a diete rigide e questo non solo per un miglioramento del benessere, ma spesso per un controllo del peso e per raggiungere standard corporei irrealistici”.
C’è una correlazione tra aspetto fisico in forma e la sensazione di stare bene con sé stessi e con gli altri?
“L’aspetto fisico è sempre più importante al giorno d’oggi, ma l’uso eccessivo dei social media favorisce un’interiorizzazione degli ideali di magrezza, un continuo confronto dell’aspetto fisico, un’insoddisfazione del peso e la spinta alla magrezza. Dobbiamo ricordare che l’eccessiva importanza che si attribuisce al proprio corpo e al proprio peso è alla base dell’insorgenza dei disturbi alimentari”.
Quanto i social e la promozione di uno stile di vita “fit”, con esempi di diete proteiche o low carb influenzano i giovani?
“Diversi studi hanno dimostrato che un uso eccessivo dei social, specie se comporta molto tempo a guardare le foto degli altri, può facilitare un’interiorizzazione dell’ideale di magrezza e un’insoddisfazione corporea. La cosiddetta Fitspiration (fitness ed inspiration), consiste in immagini e testi che consigliano di seguire un sano stile di vita attraverso una buona alimentazione e l’esercizio fisico, ma spesso le immagini di corpi solo magri e tonici e alcuni testi, creano somiglianze a quelli legati alla thinspiration (immagini e testo che suggeriscono la perdita di peso e uno stile di vita basato sul disturbo alimentare). I social media incentrati sulle immagini (Instagram, TIK TOK) facilitano la pressione a uniformarsi a certi comportamenti, specie se adottati e promossi da persone che hanno un grande seguito di follower, al di là delle vere competenze in ambito nutrizionale e dello stile di vita”.
Come si può curare il disturbo?
“Un approccio interdisciplinare (medico, psicoterapeuta e dietisti) favorisce la cura dell’ortoressia nervosa. Infatti se è necessario trattare le possibili carenze e squilibri nutrizionali derivanti da modelli alimentari restrittivi, bisogna anche promuovere un approccio più flessibile alle scelte alimentari e aiutare le persone a gestire l’ansia e le difficoltà relazionali. Le psicoterapie che sono risultate più efficaci sono le Cognitivo Comportamentali che aiutano a riconoscere i pensieri sul cibo e la salute senza reagire impulsivamente, a gestire meglio l’ansia, ad avere un rapporto più flessibile con l’alimentazione, e ad avere una maggiore consapevolezza di sé e benessere generale. Un intervento interdisciplinare già applicato ad altre patologie alimentari che potrebbe essere di aiuto nei casi di Ortoressia Nervosa è l’Educazione alla Scelta e Consapevolezza, un particolare modello di Educazione Terapeutica che mira a sviluppare scelte alimentari flessibili, potenziare le abilità di gestione dello stress e la tolleranza di emozioni negative”.