ROMA – Affrontare dazi permanenti al 25 percento o mollare tutto e andare a produrre negli Stati Uniti? È questo il principale dilemma delle case automobilistiche europee in questo momento dopo l’annuncio del presidente americano, Donald Trump, di introdurre delle tariffe aggiuntive per le auto importate dal vecchio continente.
Le mosse dell’amministrazione americana, in vigore dal prossimo 2 aprile, hanno mandato in sofferenza le borse mondiali lasciando interdetta anche l’Ue. In particolare, a rischiare il tracollo è l’intero settore industriale automobilistico tedesco che prevede danni forse “superiori a quelli provocati dal dieselgate”. Parola di Hildegard Müller, presidente della federazione automobilistica Vda. Per la Germania, quello americano rappresenta, infatti, il primo mercato di sbocco. Nel 2024 le tre principali case costruttrici tedesche, Volkswagen, Audi e Mercedes-Benz hanno esportato negli Usa una quota di auto che oscilla tra il 12-15 per cento. Numeri difficilmente replicabili a partire dal 2 aprile, giorno dell’entrata in vigore delle nuove tariffe.
Secondo gli analisti della società statunitense Bernstein, i dazi per le principali case automobilistiche tedesche potrebbero causare perdite stimate in oltre 11 miliardi di euro. Dopo l’annuncio di Trump, le aziende tedesche hanno già annunciato tagli al personale e nuove chiusure degli stabilimenti aprendo la strada a una crisi che rischia di travolgere anche l’Italia. Il gruppo Porsche ha già annunciato che non ci sarà nessun ampliamento degli stabilimenti del Nardò Technical Center in Puglia. Non è andata meglio neanche al gruppo Stellantis che ha certificato la crisi con la chiusura negativa delle borse nella giornata di ieri 27 marzo.
L’Ue prepara le contromisure: dalla soia alla plastica
“La prospettiva di uno scontro commerciale” tra l’Ue e gli Usa è “male per le imprese e peggio per i consumatori”. Per questa ragione, le contromisure “saranno di massimo impatto.” A dettare le mosse da Bruxelles è la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Resasi conto che la prospettiva del dialogo con Washington non sta funzionando, la Commissaria Ue ha deciso di sposare la linea dura. Per rispondere colpo su colpo a Trump, la Commissione europea sta selezionando una lista di prodotti importati dagli Stati Uniti. Secondo le prime indiscrezioni, saranno presi di mira prodotti situati in stati americani a maggioranza repubblicana come la sosia della Louisiana, la carne del Nebraska e del Kansas, i prodotti in legno di Virginia, Georgia e Alabama.
Sullo sfondo della nuova guerra commerciale che potrebbe iniziare a breve, i leader europei non chiudono definitivamente alla soluzione diplomatica. Anche l’impatto negativo dei dazi per l’Europa potrebbe essere meno negativo del previsto. A certificarlo è il rapporto Prometeia che “rispetto al dicembre scorso prevede un rialzo, seppur momentaneo, delle stime di crescita tra +1,1 e +1,2%.” Situazione più complessa per gli Usa che vanno incontro a un forte rischio di “stagflazione e a potenziali restrizioni del mercato del lavoro.”
Ecco perché il presidente francese, Emmanuel Macron, ha auspicato un ripensamento da parte di Trump poiché “è paradossale” che gli Usa abbiano deciso di “tassare i loro alleati europei.” Una posizione condivisa anche dal ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che ha sottolineato come “neanche per gli usa sarà utile l’aumento dei dazi.”