ROMA – I comuni che riciclano di più sono quelli che spendono meno. È la correlazione evidenziata dai dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), secondo cui la raccolta differenziata è cresciuta di un punto percentuale in più rispetto al 2020, raggiungendo il 64% dei rifiuti raccolti. La produzione nazionale di rifiuti urbani inoltre, evidenzia l’Ispra, si attesta nel 2021 a 29,6 milioni di tonnellate.
Il primato di Venezia nella spesa dei comuni per i rifiuti
La spesa dei comuni che gestiscono tutte le attività di recupero, ritiro e smaltimento degli scarti della Penisola, varia sensibilmente da regione a regione. Spese maggiori o minori non implicano, però, necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. È l’analisi fatta da Openpolis sulla spesa pro capite per i rifiuti nelle città con più di 200 mila abitanti, secondo i dati dei bilanci consuntivi del 2021. Tra le grandi città italiane Venezia detiene il primato della spesa maggiore, con 518 euro pro capite, dovuto al particolare assetto della città che rende particolarmente complesso il trasporto dei rifiuti. Al secondo posto con una spesa quasi doppia c’è Roma (328,57). Seguono Genova (319,67) e Torino (281,89). Fanalino di coda per Trieste (184,60), Padova (175,00) e Verona (172,09).
La spesa media che i comuni si trovano a fronteggiare è, invece, pari a 151,95 euro pro capite. Le amministrazioni liguri, seguite da quelle toscane e valdostane fronteggiano la spesa maggiore rispetto ai comuni della provincia autonoma di Bolzano, del Veneto e della provincia autonoma di Trento, che registrano le uscite minori.
Più raccolta differenziata, meno spesa
Dai dati emerge il legame tra l’aumento della raccolta differenziata e la diminuzione della spesa pro-capite. Questa dinamica interessa principalmente i capoluoghi del centro-nord, come evidenziato dalla relazione della Corte dei Conti sulla qualità della spesa degli enti territoriali focalizzata sul costo dei rifiuti a tonnellata.