MAR ROSSO – Ancora tensione nel Mar Rosso. Ancora un attacco Houthi. La scorsa notte i ribelli yemeniti hanno attaccato la nave portacontainer Msc Sky II, battente bandiera liberiana e di proprietà svizzera, diretta a Gibuti. Un drone, entrato in collisione con la nave, ha fatto scoppiare un incendio a bordo che non ha causato né vittime né feriti. La notizia è stata diffusa dal Centcom, il Comando combattente unificato delle forze armate degli Stati Uniti: l’attacco contro l’imbarcazione sarebbe avvenuto circa 90 miglia a sudest di Aden.
Gli attacchi, però, si sono spostati anche sui fondali. Dopo aver causato problemi alle principali rotte navali, gli Houthi hanno causato problemi anche alle comunicazioni. Tre cavi sottomarini nel Mar Rosso sono stati letteralmente “tagliati”, causando l’interruzione delle reti di telecomunicazioni. Secondo la Hong Kong Global Communication, i principali fornitori sono stati costretti a reindirizzare circa il 25% del traffico – tra cui quello Internet – tra Asia, Europa e Medio Oriente.
E proprio in Medio Oriente non si placa la tensione. I colloqui per il cessate il fuoco tra Hamas e i mediatori, in corso in questi giorni al Cairo, si sono interrotti senza alcun risultato. Restano, però, pochi giorni per fermare i combattimenti prima dell’inizio del Ramadan. Bassem Naim, alto funzionario di Hamas, ha annunciato all’agenzia di stampa Reuters che il gruppo militante palestinese ha presentato la sua proposta per un accordo di cessate il fuoco ai mediatori durante due giorni di colloqui, aspettando una risposta da parte degli israeliani, che si sono tenuti lontani da questo round.
Lunedì 4 marzo il presidente del National Unity Party Benny Gantz ha incontrato a Washington la vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris. Al centro del colloquio un possibile accordo per la liberazione degli ostaggi e un cessate il fuoco di sei settimane. Proprio Gantz, fa sapere il suo ufficio, ha insistito “sull’importanza di agire oggi per istituire un’amministrazione internazionale in cooperazione con i Paesi della regione e come parte della promozione dei processi di normalizzazione”.