Cina e Stati Uniti sono di nuovo ai ferri corti dopo la firma del presidente americano Donald Trump dell’Hong Kong Human Rights and Democracy Act. Pechino, tramite il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang, afferma che prenderà contromisure se non ci sarà un dietro front di Washington e conferma che sarà minacciata la cooperazione con la Cina “in aree importanti”.
Anche il governo di Hong Kong non silenzia le polemiche ed esprime “rammarico” per il licenziamento della norma prodemocrazia, che, si legge in una nota dell’ex colonia britannica, manda “un segnale sbagliato ai manifestanti”.
Il provvedimento firmato ieri dal tycoon è di fatto un emendamento allo United States-Hong Kong Policy Act del 1992: nel dettaglio richiede una revisione annuale del trattamento commerciale speciale concesso all’ex colonia britannica, disponendone la revoca nel caso in cui l’autonomia di Hong Kong venga gravemente compromessa.
Inoltre sono previste sanzioni per tutti i funzionari locali responsabili di violazioni dei diritti umani, mentre una disposizione aggiuntiva vieta l’esportazione di gas lacrimogeni e proiettili di gomma.
“Ho firmato queste leggi per rispetto verso il presidente Xi e il popolo di Hong Kong”, si legge in un comunicato ufficiale di Trump, ma Pechino accusa Washington di “sinistre intenzioni e natura egemonica”.
La crisi di Hong Kong piomba al centro dei rapporti tra Stati Uniti e Cina e rischia di mettere in pericolo il dialogo per risolvere la guerra commerciale tra le due potenze.
Un plauso arriva dall’attivista locale Joshua Wong tramite Twitter che considera la firma della legge un “notevole risultato”.
1/ I’m pleased that @POTUS PresidentTrump signed #HKHRDA as protestors fighting for the 6th month. This remarkable achievement would not be possible without the persistence and sacrifice of HK people. pic.twitter.com/vPZiK2cJXO
— Joshua Wong 黃之鋒 😷 (@joshuawongcf) November 28, 2019