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Hong Kong si infiamma
Nuovo pomeriggio di scontri
240 manifestanti arrestati

Folla di persone attorno al parlamento

Trump annuncia: "Faremo qualcosa"

di Flavio Russo27 Maggio 2020
27 Maggio 2020

TOPSHOT - Hong Kong riot police try to clear away people gathered in the Central district of downtown Hong Kong on May 27, 2020, as the city's legislature debates over a law that bans insulting China's national anthem. - A few hundred protesters chanted slogans during a lunchtime rally in the city's Central district but dispersed when officers fired multiple rounds of irritant-filled pellets, AFP reporters on the scene said. (Photo by Anthony WALLACE / AFP)

É ancora una giornata di proteste, scontri e arresti quella di oggi a Hong Kong, dove migliaia di cittadini si sono raccolti attorno al parlamento per manifestare contro le ingerenze cinesi nell’ex protettorato britannico. Nelle ultime ore una folla di attivisti è scesa per le strade in opposizione a quanto stava accadendo nell’assemblea della regione autonoma, dove era in corso il dibattito sulla legge che punirebbe con il carcere fino a 3 anni chi fa un uso improprio dell’inno nazionale cinese.

Tra i gas lacrimogeni e i proiettili urticanti sparati dalla polizia, sono state fermate circa 240 persone, che partecipavano alla manifestazione non autorizzata, improvvisata dopo la pausa pranzo, grazie al tam tam dei social. L’ennesimo giorno di lotta per gli attivisti pro-democrazia, che dopo le settimane calde dello scorso novembre, hanno ripreso la loro battaglia contro le iniziative autoritarie di Pechino.

Solo l’emergenza causata dal coronavirus aveva concesso una tregua sul fronte delle proteste, ma il rilancio della legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong annunciato durante il Congresso Nazionale del Popolo del 22 maggio, ha riportato la contestazione tra le strade della città.

Davanti al muro di plexiglass alto sei metri ed eretto attorno al parlamento, i manifestanti hanno scandito cori contro le istituzioni e la polizia, accusata di utilizzare metodi repressivi illegali. E a nulla sono servite le parole della governatrice della regione Carrie Lam, che ieri aveva difeso l’iniziativa del governo cinese dicendo che “per il momento, la gente ha la libertà di dire quello che vuole. La vivacità di Hong Kong e i suoi valori portanti, come lo stato di diritto, l’indipendenza giudiziaria e i vari diritti e le libertà continueranno a rimanere”.

Le vicende dell’ex colonia inglese continuano ad alimentare il dibattito internazionale e le liti tra Stati Uniti e Cina, dopo che ieri il presidente americano, Donald Trump, ha espresso il suo malcontento sulla gestione di Pechino per i fatti di Hong Kong. “Faremo qualcosa”, ha dichiarato il numero uno della Casa Bianca, promettendo informazioni più chiare per il fine settimana e si teme una nuova escalation sul piano dei dazi. Secca la risposta del portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian: “La Cina prenderà le necessarie contromisure contro le forze esterne che interferiscono su Hong Kong” e ricorda che la legge sulla sicurezza “è un affare puramente interno” alla Repubblica Popolare.

Domani intanto il provvedimento arriverà all’assemblea legislativa di Hong Kong e si preannunciano nuove proteste.

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