Dodici attivisti pro-democrazia di Hong Kong si sono dichiarati colpevoli delle accuse di incitamento e partecipazione a una manifestazione non autorizzata organizzata per commemorare i fatti di Piazza Tienanmen.
Anche Albert Ho, il vicepresidente dell’Alleanza di Hong Kong, ha riconosciuto gli addebiti e ha respinto l’accusa di essere agenti stranieri affermando che l’alleanza è stata formata da attivisti locali che sostengono i manifestanti per la democrazia a Pechino.
“Perché Hong Kong, allora una colonia britannica situata a migliaia di chilometri di distanza alla periferia del Paese, è stata così coinvolta nel Movimento per la democrazia del 1989?”, ha detto Ho. “La risposta è semplice e diretta: le persone di Hong Kong che stavano per ricongiungersi con la nostra madrepatria nutrivano l’aspirazione che lei sarebbe andata avanti per diventare una nazione libera e democratica”, ha scandito Ho, nel resoconto dei media locali.
Quasi contestualmente all’udienza, la polizia di sicurezza nazionale ha effettuato una perquisizione in grande stile al museo dedicato alla “memoria delle vittime” di Piazza Tienanmen, raccogliendo “elementi di prova”. Il museo è stato in seguito chiuso.