Ai calciatori, da sempre, gli si perdona di tutto. Nel 2015 il cileno Arturo Vidal si andò a schiantare mentre guidava la sua Ferrari in stato di ebrezza: trattenuto per una notte in caserma a Santiago, fu subito rilasciato per permettergli di rispondere alla convocazione in nazionale dell’allora ct Jorge Sampaoli, con la Copa America alle porte. Come fosse un “interesse superiore” in nome del quale chiudere un occhio non venga percepito così male.
Non sorprende quindi che in queste ore, mentre in famiglia si litiga su chi debba portare a passeggio il cane per godersi quei pochi minuti all’aperto, susciti clamore la notizia che l’attaccante della Juventus Gonzalo Higuain sia andato dalla sua famiglia in Argentina prendendo un volo privato dall’aeroporto di Caselle. Ma allora si può?
Il calciatore – come tutto il resto della squadra – si trovava in isolamento volontario dopo che uno dei suoi compagni, Daniele Rugani, era risultato positivo al Covid-19. Prima di mettersi in viaggio si è sottoposto a due tamponi (uno al momento della scoperta del primo caso positivo in squadra, l’altro cinque giorni dopo), entrambi con esito negativo. Per questo motivo, le autorità dell’aeroporto torinese non hanno potuto impedire che il centravanti salisse sul jet privato che lo aspettava in pista, e che lo avrebbe portato prima in Francia, poi in Spagna, e infine in Argentina.
Gli agenti della Polaria hanno contattato la Juventus per capire se le certificazioni presentate fossero vere. Il club bianconero ha confermato, aggiungendo un dettaglio che avrebbe dovuto spegnere la polemica, riportandola su un livello di umanità: Higuain sta andando in Argentina per assistere la madre malata. Un po’ come aveva fatto Cristiano Ronaldo, trovatosi bloccato a Madeira dopo essere corso a casa per stare vicino a sua madre Dolores colta da ictus.
Non solo. Il club ha fatto sapere che altri due calciatori, Miralem Pjanic e Sami Khedira, sono rientrati dalle loro famiglie (rispettivamente in Lussemburgo e Germania) dopo la positività di Rugani. Forse per evitare di finire come Matuidi, secondo bianconero contagiato?
In un momento delicato come questo, voler stare vicino ai propri cari è istintivo, umano, normale. Ma quando la diaspora juventina finirà e tutti torneranno a Torino per proseguire il campionato (come sembrano essere le intenzioni della Figc), i calciatori osserveranno i 14 giorni di quarantena imposti dal decreto per chiunque arrivi in Italia, oppure si chiuderà l’ennesimo occhio per permettergli di allenarsi e scendere in campo in tempo?