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Hepburn, il figlio: “Vi racconto mia madre Audrey”

di Alessandra Aurilia19 Ottobre 2015
19 Ottobre 2015

Per tutti era la straordinaria diva, un’icona di moda e di stile, una delle star più amate di Hollywood. Ma chi fosse davvero Audrey Hepburn nella vita privata e negli anni che la videro allontanarsi dalla scena nessuno poteva saperlo, almeno fino a oggi. Finalmente, a svelarci il lato inedito dell’attrice è suo figlio Luca Dotti – secondogenito nato dal matrimonio col neuropsichiatra italiano Andrea Dotti – nel romanzo Audrey mia madre, uscito in libreria nell’edizione Mondadori Electa.

La vera Audrey. Nel suo libro – i cui ricavati saranno devoluti all’Audrey Hepburn Children’s Fund – Luca Dotti vuole lasciare ai figli il ricordo autentico di «chi era la loro nonna, chi si nascondeva dietro quel tubino nero e quei grandi occhiali da sole». Le pagine ci raccontano un’Audrey madre e moglie, che adorava la tv italiana e i suoi spettacoli, che era pazza di Canzonissima e di Raffaella Carrà; che alla “colazione da Tiffany” preferiva di gran lunga una colazione con i suoi figli, quel momento della giornata in cui si poteva parlare di tutto, specialmente dei grandi temi sociali. Proprio lei, che per tutte le donne dell’epoca era un modello di bellezza e di eleganza, «si guardava allo specchio e diceva di non capire perché gli altri la trovassero così bella – ha raccontato il figlio in una recente intervista a Vanity Fair – pensava di avere il naso e i piedi troppo grossi, poco seno, e di essere troppo magra». «La sua libertà era indossare jeans, magliette e golf – ricorda Dotti – Fu davvero felice quando inventarono i piumini». Il romanzo ci svela anche il legame dell’attrice con Roma, la città eterna che la rese “principessa” in Vacanze romane (1953), regalandole un Oscar come migliore attrice protagonista. La Hepburn, spiega il figlio, amava frequentare la parte popolare della città: l’alta-borghesia e la nobiltà criticavano la sua vita, troppo tranquilla e lontana dallo stereotipo della diva. Luca Dotti ricorda poi il rapporto tra i suoi genitori, un amore difficile, ostacolato dallo status sociale e da dieci anni di differenza: «Mamma aveva perso la testa per papà, non era mai stata così innamorata. Sposarlo fu una scommessa. Sperava che lui crescesse più in fretta, ma non accadde: era un farfallone – racconta – I 30 anni di mio padre erano simili a quelli di oggi, i 40 di mia madre erano pesanti, soprattutto a causa della guerra. Erano troppo diversi: lui mondano e urbano, lei riservata e quasi contadina». Il ricordo più bello di sua madre Audrey? Senz’altro il suo profumo. «Scherzavamo spesso sul fatto che entrambi avevamo un olfatto molto sensibile – racconta Dotti – E ogni primavera, specialmente qui a Roma, hai questo profumo di fiori d’arancio nell’aria. Arriva la primavera, che era la sua stagione preferita, e mi fa pensare a lei».

Alessandra Aurilia

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