Sale l’attesa per Hammamet, il film di Gianni Amelio sul lungo e complicato esilio di Bettino Craxi ad Hammamet, in Tunisia. È il racconto di un pezzo di storia d’Italia pieno di mistero sullo sfondo del tramonto della prima repubblica. Ad interpretare il segretario del Psi, uno straordinario Pierfrancesco Favino che conferma la sua capacità di metamorfosi dopo l’interpretazione del primo pentito di mafia, Tommaso Buscetta, ne «Il traditore» di Marco Bellocchio. Nel cast anche Livia Rossi, Luca Filippi, Renato Carpentieri, Claudia Gerini e Silvia Cohen.
Il film sarà in sala domani, in occasione del ventesimo anniversario della morte di Bettino Craxi. La storia narrata è quella degli ultimi sei mesi di vita dell’ex presidente del Consiglio. In film non è una cronaca fedele, ma il ritratto psicologico di un uomo che lotta per un’ideale e fatica a mantenere il potere tra le sue mani. Hammamet, che non ha alcuna pretesa biografica e non si concentrerà sulla connotazione politica ma umana del personaggio, è stato girato nei luoghi dove l’ex premier italiano trascorse i suoi ultimi anni, a partire proprio dalla casa tunisina di Craxi, dove si spense a gennaio di venti anni fa, consumato dal diabete e dal tumore.
Proprio questa connotazione più umana che politica, che Amelio ha deciso di dare a Craxi, non è piaciuta al figlio di Bettino, Bobo Craxi, che in un’intervista a la Repubblica ha dichiarato di aver discusso con il regista calabrese proprio “perché l’elemento romanzato prevale su quello politico”. Sono tanti gli interrogativi che ancora restano aperti sulla sorte del leader socialista, che fanno discutere e che si intrecciano su quanto accadde dopo la fine della Guerra fredda e sul ruolo di Bettino Craxi nella storia d’Italia. Una storia, questa, che Bobo definisce “Una storia finita male”.