GAZA CITY – “Riportateci a casa”. È il grido d’aiuto lanciato dai tre ostaggi di Hamas che ieri, 14 gennaio, ha diffuso un nuovo video dei prigionieri. Tre clip che mostrano Noa Argamani, Yossi Sharabi e Itay Svirsky che si identificano e chiedono al governo israeliano uno sforzo per ottenere finalmente la liberazione.
I tre ostaggi del video di Hamas
Per loro l’incubo dura ormai da 100 giorni. Noa ha 26 anni ed è stata rapita alla festa a Re’im il 7 ottobre scorso. Era già stata ripresa nei video mentre veniva trasportata su una moto verso la Striscia di Gaza. Itay Svirski, 38 anni, di Tel Aviv, è stato sequestrato nel Kibbutz Be’eri. Yossi Sharabi, 53 anni, è stato invece rapito in casa sua.
La frustrazione delle famiglie degli ostaggi e di Joe Biden
Intanto il tempo passa e cresce la pressione sul governo israeliano. Migliaia di manifestanti a Tel Aviv hanno chiesto a gran voce un impegno maggiore al governo di Netanyahu per liberare i 130 prigionieri. E la frustrazione delle famiglie è condivisa, secondo fonti di Axios, anche dal presidente statunitense Joe Biden. La rabbia del presidente deriva soprattutto dai comportamenti del premier Netanyahu, reo di aver ignorato gran parte delle richieste dell’amministrazione statunitense sulla guerra a Gaza. Ma nella riunione di Gabinetto del governo israeliano Netanyahu ha fatto sapere che “ci vorranno ancora molti mesi” prima di vedere la fine del conflitto.
Sale il bilancio delle vittime a Gaza
Un conflitto che continua, così come continua a crescere il numero delle vittime. Il bilancio, al momento, è di 24.100 morti secondo i dati del Ministero della Sanità di Hamas. L’esercito israeliano continua le operazioni militari a sud di Khan Yunis dove – secondo il portavoce militare – i soldati hanno impedito il transito di un camion contenente armi destinato ai miliziani di Hamas presenti ancora nella zona.
Gli scontri nel Mar Rosso
Nel Mar Rosso, intanto, continua la tensione. I militanti Houthi dello Yemen hanno lanciato un missile da crociera antinave verso il cacciatorpediniere Uss Laboon. A renderlo noto è stato, su X, Il Comando centrale statunitense (Centcom), che ha specificato che il proiettile è stato poi abbattuto dai caccia americani. L’attacco non ha provocato danni o feriti. Eppure, nonostante l’attacco degli Stati Uniti degli scorsi giorni, gli Houthi non sembrano intenzionati ad arretrare. “Dopo questa aggressione lo Yemen si trasformerà nel cimitero degli americani”, ha affermato in un’intervista all’agenzia iraniana Irna Ali al-Qahoum, uno dei leader degli Houthi. Intanto, dopo gli attacchi aerei degli Stati Uniti contro gli Houthi, il Qatar ha deciso di sospendere l’invio di petroliere di gas naturale liquefatto attraverso lo stretto di Bab al-Mandab.
Le accuse di Israele a Erdogan
“Erdogan è un vero e proprio nazista”. Non usa mezzi termini il ministro della sicurezza nazionale di Israele, Itamar Ben Gvir. L’attacco arriva dopo l’arresto del calciatore israeliano Sagiv Yehezhel, poi rilasciato dalle autorità turche. “La Turchia – ha scritto su X – agisce con nazismo contro i giocatori israeliani e verso chiunque abbia un profumo di israelianità. Faccio appello agli israeliani di non andare in Turchia, di non comprare i loro prodotti e di non sostenerli finanziariamente”