Ha lasciato Mosca senza firmare la tregua. Il generale dell’esercito nazionale libico Khalifa Haftar non ha accettato il cessate il fuoco proposto da Russia e Turchia, e sottoscritto dal presidente del governo riconosciuto dall’Onu Fayez al-Sarraj. Secondo il militare, scrive l’Ansa, il documento avrebbe “legittimato un Parlamento parallelo”: nello spazio per le firme era infatti presente il “Tripoli Group”, un insieme di senatori filo-Sarraj dell’Alto consiglio di Stato (organo istituzionale della Cirenaica che si oppone a quello di Tobruk, ndr).
“Dobbiamo unire gli sforzi in un’unica direzione” per portare “tutte le parti libiche a raggiungere accordi piuttosto che sistemare le cose militarmente”, ha dichiarato Serghei Lavrov. Il ministro degli Esteri russo, preso atto del fallimento del vertice moscovita per il dietrofront del generale, ha provato a rilanciare l’impegno della diplomazia. Per questo in mattinata Vladimir Putin ha chiamato la cancelliera Angela Merkel per organizzare la conferenza sulla Libia di Berlino, prevista per domenica.
“Se Haftar continua così il vertice in Germania sarà inutile”, ha dichiarato il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu. “Il golpista Haftar ha rifiutato di firmare la tregue ed è scappato. Questo mostra la sua vera faccia”, ha tuonato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Anche l’Italia continua il suo sforzo diplomatico. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ieri era nella capitale turca per incontrare Erdogan, con cui ha seguito il summit russo. Con il principale sponsor di Sarraj ha discusso di un possibile invio di una “forza di pace” europea in Libia, guidata proprio dall’Italia. Proposta su cui Erdogan avrebbe nicchiato, preferendo l’invio di dei semplici osservatori. Oggi il premier invece è a al Cairo, per incontrare il presidente Al-Sisi, uno dei principali sostenitori – insieme a Putin – del generale Haftar.