Le bombe di Haftar a pochi passi dall’ambasciata italiana a Tripoli. Questa notte, il capo dell’esercito della Cirenaica, da anni in guerra con il governo libico ufficialmente riconosciuto di Fayez Al-Sarraj, ha lanciato un attacco nella capitale del Paese, attacco che ha causato almeno tre morti e quattro feriti. Tra le vittime ci sono due agenti della sicurezza appartenenti al Ministero dell’Interno. Secondo i media locali, due razzi si sono abbattuti ieri sera nella zona di Zawiyat al-Dahmani, dove si trovano le sedi della radio, del Ministero degli Esteri, l’hôtel Al Mahary, l’ambasciata della Turchia e la residenza dell’ambasciatore d’Italia, Giuseppe Buccino Grimaldi.
Il Ministero degli Esteri italiano ha immediatamente condannato con una nota l’azione di Haftar: “Questi attacchi indiscriminati sono totalmente inaccettabili e denotano disprezzo per le norme del diritto internazionale e per la vita umana”.
Un colpo di mano che rientra appieno nella strategia che il generale della Cirenaica ha messo in piedi nelle ultime settimane, con un’offensiva che è tornata a essere più convinta, dopo la breve pausa dettata dalla situazione internazionale legata coronavirus. Haftar, a fine aprile, si è autoproclamato leader della Libia, dichiarando di aver ricevuto il mandato popolare, potendo contare sull’appoggio economico e militare sempre più importante di Egitto e Emirati Arabi.
Ma l’attacco ha anche l’odore di un avvertimento nei confronti di due player molto attivi nella vicenda libica, come Turchia e Italia. Il presidente turco Erdogan è da mesi in prima linea contro Haftar e soltanto pochi giorni fa ha minacciato un intervento militare per ristabilire l’ordine nell’area. L’Italia gioca una partita diversa, impegnata a garantire il dialogo tra le parti, mantenendo i contatti con entrambi gli schieramenti, con l’intento di conservare un ruolo decisivo nel Paese. Roma è stata tra le poche cancellerie, che ufficialmente appoggiano Al-Sarraj, a provare ad avere un dialogo con Haftar. Adesso però la situazione è in caduta libera e dalla Cirenaica vogliono far sapere che una posizione ambigua, come quella italiana, non è più gradita.