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HomeCronaca Il gusto del rischio sta nel nostro cervello: scoperto cosa lo controlla

Il gusto del rischio
sta nel nostro cervello
Scoperto cosa lo controlla

Il "nucleo subtalmico" dietro l'azzardo

Prossimo passo: capirne il funzionamento

di Marco Assab19 Gennaio 2018
19 Gennaio 2018

Del cervello conosciamo ancora molto poco, e le attività che quest’organo straordinario espleta sono ancora, in larga parte, oscure alla scienza. Ma da oggi possiamo capire il perché di determinati comportamenti, comunemente definiti irrazionali. Il cervello avrebbe infatti un suo “lato spericolato”, ovvero un’area relativamente piccola e nascosta che controllerebbe l’improvvisa e irrefrenabile passione per il rischio.

A scoprilo uno studio condotto dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in collaborazione con Ospedale Maggiore e Istituto Neurologico ‘Besta’ di Milano, Centro di Ricerca ‘Aldo Ravelli’ dell’Università di Milano presso l’Azienda socio-sanitaria ‘Santi Paolo e Carlo’ e Politecnico di Losanna. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista eNeuro. Questa scoperta potrebbe aiutare a chiarire i comportamenti relativi al gioco d’azzardo.

“Sappiamo che nel cervello c’è un’ampia rete responsabile delle decisioni che prendiamo e che esistono due tipi di meccanismi che fanno scattare le decisioni: uno che controlla le reazioni veloci, l’altro più riflessivo”, ha spiegato il coordinatore della ricerca, Alberto Mazzoni, dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna.

“Questa dinamica era stata valutata da tempo dagli psicologi, ma non era chiaro perché il cervello seguisse un modello piuttosto che l’altro”. La risposta sembra essere arrivata adesso: “I nostri dati”, ha evidenziato Mazzoni, “hanno individuato la struttura responsabile del passaggio da una modalità all’altra”. L’area si chiama “nucleo subtalamico”, ed è una piccola struttura a forma di lente. È per colpa di questa struttura che i giocatori d’azzardo si comportano in modo non razionale.

Ma la ricerca non si ferma qui. Il prossimo passo sarà quello di comprendere nel modo più preciso possibile i meccanismi di funzionamento di quest’area.

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