L’autoproclamato presidente ad interim del Venezuela Juan Guaidò ha chiesto al popolo di scendere in piazza il 12 febbraio in occasione del “Giorno della gioventù”, per inviare un messaggio alla Forza armata e chiedere ai militari di lasciare entrare gli aiuti umanitari nel Paese.
Guaidò ha chiamato a raccolta il suo popolo per esigere la fine definitiva di quella che ha definito “l’usurpazione”. In un tweet il leader dell’opposizione ha scritto: “Ci mobiliteremo in tutto il Paese per ottenere l’ingresso degli aiuti umanitari che permettano di far fronte alla crisi”.
Nella situazione di stallo in cui versa la crisi venezuelana potrebbero essere determinanti le prossime ore: “Ogni giorno che otteniamo l’appoggio di paesi come l’Uruguay è una vittoria della democrazia che ci avvicina alla liberta” ha dichiarato Guaidò.
Dall’altra parte, Maduro non retrocede di un passo negando di fatto sia nuove elezioni che il via libera agli aiuti umanitari, bollati come una trappola avvelenata fabbricata negli Stati Uniti. Per Maduro si tratta infatti di un complotto per preparare l’intervento militare in Venezuela.
Intanto proprio i militari venezuelani dislocati al confine con la Colombia continuano ad impedire l’ingresso nel paese di un convoglio umanitario che trasporta 100 tonnellate di aiuti alimentari, medicinali e generi di prima necessità.
Gli Stati Uniti restano in contatto diretto con alcuni responsabili delle forze armate ai quali chiede di abbandonare Maduro; contatti che hanno portato il colonnello Ruben Paz Jiménez, vicedirettore dell’Ospedale militare di Maracaibo, a riconoscere Guaidò come legittimo presidente.
La Russia invece, stando a quanto riportato dalla Tass, avrebbe in programma di sottoporre al Consiglio di sicurezza dell’Onu una propria bozza di risoluzione della crisi del Venezuela in risposta a quella proposta dagli Stati Uniti che prevede nuove elezioni.