GERUSALEMME – Sul campo la guerra tocca nuovi picchi di disumanità: “Nessun aiuto entrerà nella Striscia fino a che l’ultimo dei rapiti non sarà liberato” è lo slogan della protesta dei parenti degli ostaggi che bloccano i rifornimenti verso Gaza. L’esercito israeliano è accusato di aver sparato sui gazawi in fila per ricevere un po’ di cibo. Mentre la diplomazia continua a lavorare per la risoluzione del conflitto, si attende il giudizio della Corte dell’Aja, chiamata a decidere sull’accusa di genocidio sollevata contro Israele.
Il cessate il fuoco è “il pomo della discordia”. Secondo Haaretz l’accordo tra Israele e Hamas è vicino. Le due parti avrebbero stretto un’intesa di 35 giorni, durante i quali verrebbero rilasciati tutti gli ostaggi israeliani in cambio della liberazione di prigionieri palestinesi e della distribuzione di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.
Per finalizzare i termini dell’accordo il presidente statunitense Joe Biden invierà in Europa il direttore della Cia William Burns. A rivelarlo è il Washington Post, spiegando che il capo dell’intelligence Usa incontrerà nei prossimi giorni i suoi omologhi israeliani ed egiziani insieme al primo ministro del Qatar. L’emirato arabo è “un partner regionale fondamentale, integrale e insostituibile” secondo il vice portavoce del Dipartimento di Stato americano Vedant Patel. Un commento seguito alle polemiche sollevate dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha definito “problematico” il ruolo del Qatar.
Ma il vero nodo dei colloqui riguarda la cessazione completa delle ostilità richiesta da Hamas. E rifiutata da Israele.
Il giudizio dell’Aja
La milizia palestinese, infatti, si è detta pronta a rispettare qualsiasi decisione della Corte Internazionale di Giustizia che richieda il cessate il fuoco a Gaza se lo farà anche Israele. Il tribunale dell’Aja è chiamato a decidere venerdì 26 gennaio in merito al ricorso presentato dal Sudafrica che chiede di determinare se i comportamenti di Israele rappresentino violazioni della convenzione contro il genocidio. La decisione dell’Aja sarebbe vincolante, ma dato che la Corte non ha gli strumenti per far rispettare le sue sentenze, Israele potrebbe comunque non rispondere a un’eventuale condanna.
La sparatoria sugli affamati
I giudici discutono mentre circolano le immagini diffuse dall’emittente araba Al-Jazeera e verificate da Reuters che mostrano palestinesi in fuga da una sparatoria. Avvenuta nel distretto di Zeitan a Gaza City, durante la distribuzione di alimenti alla popolazione. I responsabili sarebbero soldati israeliani, accusati di aver ucciso venti gazawi e di averne feriti 150.
Secondo l’Ong Actionaid alcuni abitanti della Striscia di Gaza “sono così disperati per il cibo che stanno macinando mangime per animali da usare come farina”. E nessuno dei 335mila bambini di Gaza sotto i cinque anni riceve un’alimentazione sufficiente. Alcune neomamme “sono così denutrite che non riescono a produrre il latte per i loro figli”.
Mentre una nuova protesta di israeliani che invocano la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas ha bloccato l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia attraverso il valico di Kerem Shalom per il terzo giorno consecutivo.
I combattimenti sul campo
Intensi combattimenti sono in corso a Khan Yunis, nel sud della Striscia. Secondo l’esercito israeliano “Hamas sta operando dall’interno e intorno agli ospedali Nasser e Al-Amal” della cittadina. Al-Jazeera ha fatto sapere che Al-Amal “è sotto assedio militare e ora completamente fuori servizio”, mentre cecchini sparano alle persone che cercano di lasciare la struttura. L’esercito israeliano giovedì 25 gennaio ha ordinato alle persone rifugiate in una struttura dell’Unrwa a Khan Yunis di andarsene entro le 17 di venerdì 26 gennaio.
Almeno 11 persone sono morte in un attacco aereo israeliano che giovedì sera ha colpito una casa nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia. Tra le vittime ci sarebbe un giornalista e alcuni membri della sua famiglia.