In Siria un milione e mezzo di bambini è impossibilitato ad andare a scuola, perché gli istituti sono stati distrutti dal conflitto. Basti pensare che negli ultimi tre mesi in Siria nord-occidentale, dove nella provincia di Idlib le forze turche si stanno scontrando con quelle governative e russe, ben 217 scuole sono state danneggiate o rase al suolo dai bombardamenti. In media più di due al giorno. Sono alcuni dati contenuti nell’ultimo report di Save the Children, un’invocazione perchè il mondo non si giri dall’altra parte e restituisca ai bambini siriani il diritto all’istruzione.
Il Paese, dopo nove anni di conflitto, tra guerra civile, lotta all’Isis e scontro turco-russo, è martoriato e causa costanti flussi migratori che coinvolgono milioni di persone. Ma la zona attualmente più segnata è la parte nord-occidentale, dove si combatte ancora. Da una parte le milizie locali sostenute dalla Turchia, dall’altra le truppe leali al presidente Assad, spalleggiate da forze russe.
La violenza non ha risparmiato le città e i civili: secondo Save the Children oltre metà delle scuole della provincia settentrionale di Idlib, 570 su 1.062, sono state attaccate o si trovano in zone a rischio. Altre 74 sono invece adibite a ripari per le famiglie in fuga dai combattimenti. Stando ai calcoli, perché tutti i bambini della regione possano andare a scuola, ogni classe dovrebbe accoglierne fino a 240. Molti cittadini hanno abbandonato la provincia, ma per gli attuali residenti la quotidianità è un incubo. Nei primi due mesi del 2020 non meno di 30 bambini sono morti durante attacchi militari contro le scuole. Nel 2019 erano stati oltre 251. Nel report viene riportata la straziante richiesta di alcuni genitori: “Tenete le lezioni per i nostri figli nelle grotte o negli scantinati, luoghi più difficili da colpire”.