Una raffica di missili che punta direttamente al cuore di Israele. E dopo un primo attacco ad aprile, quei 180 balistici verso Tel Aviv del primo ottobre hanno sancito ufficialmente l’entrata in scena dell’Iran nel conflitto in Medio Oriente. Entrata che non è passata inosservata e la reazione dello Stato ebraico non si è fatta attendere, almeno a parole. “Questo assalto non è stato semplicemente un attacco contro di noi – afferma lo Stato di Israele su X – ma una minaccia significativa alla stabilità globale”. La posizione di Israele, quindi, non lascia dubbi: “L’Iran, sponsor del terrorismo mondiale, deve essere fermato prima che sia troppo tardi”. Una frase drastica e imperatoria che necessita di un consulto americano.
Biden – Netanyahu: la telefonata dopo 50 giorni di silenzio
Nella giornata di mercoledì 9 ottobre Joe Biden e Benjamin Netanyahu si sentiranno al telefono per parlare della risposta israeliana contro l’Iran. La notizia – riportata dalle agenzie Axios e Reuters – arriva stretto giro dopo che il Washington Post aveva riferito che gli Stati non erano stati informati dei piani di reazione del governo Netanyahu contro Teheran. Un telefonata che interrompe il silenzio dell’ultimo periodo tra il presidente degli Stati Uniti e il primo ministro israeliano. I due, infatti, non si parlano da quasi 50 giorni a causa della crescente frustrazione a Washington per la gestione della guerra da parte di Bibi e la percepita mancanza di una strategia su come porvi fine.
A Gaza un’emergenza umanitaria in corso
Nonostante i molteplici fronti di guerra, il conflitto a Gaza continua. La striscia di terra tanto contesa ogni giorno si trasforma sempre di più in una prigione a cielo aperto. “Con la quasi totale assenza di beni di prima necessità, la fame si sta diffondendo e aggravando”. Questo il monito lanciato dal capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) Philippe Lazzarini con un post su X. Almeno 400.000 persone, infatti, sono al momento intrappolate nel nord della Striscia di Gaza e “i recenti ordini di evacuazione” – aggiunge Lazzarini – “stanno costringendo le persone a fuggire ancora, soprattutto dal campo di Jabalya”.
Il monito di Israele al Libano
Anche al fronte nord di Israele il conflitto non accenna a diminuire. Le Forze di difesa israeliane hanno appena diramato un nuovo avviso alla popolazione del Libano meridionale, invitandola a “stare attenti” poiché le truppe “continuano ad attaccare le posizioni di Hezbollah” nella regione. “Per la vostra sicurezza vi è vietato tornare alle vostre case fino a nuovo avviso”, afferma il portavoce delle Idf Avichay Adraee su X. “Chiunque si diriga a sud mette in pericolo la propria vita”. Israele ha già diramato ordini di evacuazione per oltre 100 villaggi e quartieri nel Libano meridionale. In un discorso rivolto ai cittadini libanesi il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha dichiarato: “Avete l’opportunità di salvare il Libano prima che cada nell’abisso di una lunga guerra che porterà alla distruzione e alla sofferenza, come vediamo a Gaza. Non deve essere così”. Il primo ministro ha quindi invitato la popolazione a liberarsi di Hezbollah. Il Partito di Dio dal canto suo ha minacciato di intensificare gli attacchi contro Israele, e in particolare contro Haifa, se continuerà a bombardare il Libano.