NEW YORK – Joe Biden vola in Medio Oriente. Domani, mercoledì 18 ottobre, il presidente degli Stati Uniti sarà impegnato prima in Israele e poi in Giordania. Un segnale chiaro per la risoluzione diplomatica del conflitto, che Biden spera di raggiungere lavorando su due fronti: mostrare vicinanza a Israele, da sempre sostenuto dagli States, e affrontare la questione umanitaria nella Striscia di Gaza, aggravata nelle ultime ore dalla risposta militare israeliana contro Hamas.
Returned to Israel and met with Israeli Defense Minister @yoavgallant to discuss Israel’s response to Hamas’ terrorist attacks. The United States is steadfast in its support for Israel. pic.twitter.com/nCR7u8h8ps
— Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) October 17, 2023
La visita del presidente americano segue quella del segretario di Stato Antony Blinken, costretto ieri, 16 ottobre, a rifugiarsi per qualche minuto in un bunker insieme al premier israeliano Benjamin Netanyahu durante il loro incontro. “Sarà una visita molto breve, per il quale abbiamo predisposto le appropriate misure di sicurezza”, ha spiegato l’ammiraglio John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Usa.
In Giordania l’incontro con al-Sisi e Abu Mazen
Oltre al re Abdullah II, in Giordania Biden incontrerà anche il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, con il quale il numero uno americano ha già intrattenuto un colloquio telefonico. Come riportato dal Corriere della Sera, un comunicato di al-Sisi a riguardo spiega come i due leader siano d’accordo sul supporto da fornire a Gaza per evitare un’ulteriore escalation.
On Wednesday, I’ll travel to Israel to stand in solidarity in the face of Hamas’s brutal terrorist attack.
I’ll then travel to Jordan to address dire humanitarian needs, meet with leaders, and make clear that Hamas does not stand for Palestinians’ right to self-determination.
— President Biden (@POTUS) October 17, 2023
Abu Mazen: “Hamas non rappresenta i palestinesi”
Sullo sfondo il delicato scenario politico che interessa la Striscia. Abu Mazen sostiene che “l’unica legittima rappresentante del popolo palestinese è l’Olp”, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, che lui stesso presiede dal 2004. Dopo la guerra civile del 2007, tuttavia, la Striscia di Gaza è nelle mani di Hamas, l’organizzazione islamista terrorista che lo scorso 7 ottobre ha scatenato il suo attacco contro Israele. Nel corso di un colloquio con il presidente venezuelano Nicolas Maduro, Abu Mazen ha però ribadito che “le azioni di Hamas non rappresentano il popolo palestinese”.
Anche Scholz in Israele
In attesa dell’arrivo di Biden, l’Occidente politico fa sentire la sua presenza in Medio Oriente anche col cancelliere tedesco Olaf Scholz, che sarà il primo tra i capi di Stato e di governo a visitare Israele dopo l’attacco di Hamas. Si è appena concluso, al proposito, il suo incontro col re di Giordania Abdullah II, che ha sottolineato come la situazione umanitaria debba essere affrontata all’interno di Gaza e in Cisgiordania, evitando che i rifugiati palestinesi vengano indirizzati verso l’Egitto e la Giordania. Prima della partenza verso Israele, oltre a ribadire il pieno sostegno allo stato ebraico, Scholz ha voluto rimarcare il monito degli alleati occidentali a Hezbollah e all’Iran, affinché “non intervengano nel conflitto”.