WASHINGTON – Il presidente americano Donald Trump annuncia la sospensione per un mese di alcune misure tariffarie su Canada e Messico. Un piccolo passo indietro in questa guerra di dazi ingaggiata fin dall’inizio della nuova amministrazione americana.
Passo indietro sul settore auto
Il posticipo dei dazi sulle automobili prodotte in Canada e Messico è per questi stati una boccata d’aria, pur temporanea. La decisione segue un incontro alla Casa Bianca con i leader di General Motors, Ford e Stellantis, ma non giunge nuova. Già il segretario al Commercio Howard Lutnick in un’intervista a Bloomberg Television aveva aperto all’ipotesi di una modifica che poteva garantire “un certo sollievo tariffario alle aziende, comprese le case automobilistiche, che rispettano l’accordo commerciale United States-Mexico-Canada Agreement”. Come sottolineato dallo stesso Lutnick, rimane fissata l’entrata in vigore dei dazi anche su questo settore per il 2 aprile, la “Giornata dei Dazi Reciproci”. Le soluzioni proposte dal segretario americano sono due: produrre negli Stati Uniti e non imporre dazi come risposta a quelli americani: “È semplicemente una questione di equilibrio, equità ed uguaglianza. Si tratta solo di equilibrio, e penso sia un modo ragionevole e rispettabile di vedere la questione”.
Eccellenze Made in Italy a rischio
Secondo le stime della Cia-Agricoltori Italiani i nuovi dazi americani rischierebbero di avere un impatto devastante sulle eccellenze del Made in Italy: salterebbe almeno l’11% di tutto l’export agroalimentare italiano, con una perdita di 69 miliardi. Effetti ben peggiori di quelli derivati dai dazi nel 2019 e imposti al 10%, mentre adesso si ipotizza un possibile 25%. Per Cristiano Fini, presidente di Cia l’imposizione di nuovi dazi doganali “infliggerebbe danni alle imprese e ai produttori, mettendo a rischio un mercato florido per le nostre aziende”. Per l’agroalimentare italiano dagli Stati Uniti sono arrivati nel 2023 7,8 miliardi di euro; nell’esportazione di vino gli Usa sono il primo mercato di sbocco; tra gli altri prodotti la pasta rappresenta il 12% delle esportazioni estere e l’olio d’oliva il 10%.
La reazione della Cina
Dalla Cina si alzano i toni dello scontro. Il ministro del Commercio di Pechino Wang Wentao ha avvertito che i dazi statunitensi minacciano di “interrompere la stabilità della catena di fornitura industriale globale e ostacolare lo sviluppo dell’economia globale”. Condannato quello che viene definito come “l’unilateralismo e bullismo” di Washington. La Cina si dichiara pronta a combattere fino in fondo una guerra commerciale con gli Stati Uniti, anche con la consapevolezza che “non c’è alcun vincitore in una guerra commerciale: se gli Stati Uniti seguiranno la strada sbagliata, noi la seguiremo fino in fondo”.
Conseguenze anche per gli Usa: le previsioni di Fed
A causa dell’impatto dei dazi sulla crescita economica globale la banca centrale degli Stati Uniti – la Federal Reserve (Fed) – si avvia verso l’attuazione di tre tagli dei tassi di interesse da un quarto di punto. Secondo il Fed i dazi mettono a rischio l’economia statunitense. La previsione è di un calo del 2,8% del prodotto interno lordo sul primo trimestre del 2025.
Già Wall Street ha sentito le prime scosse, ma sembra che sia l’intero stile di vita americano a doversi preparare. Dai cibi freschi ai prodotti alcolici, dalle sneaker alle automobili, quello che Donald Trump ha definito “un piccolo disturbo” potrebbe trasformarsi in un problema più grande del previsto.