ROMA – Almeno 45 giorni di tregua e il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani. Un’ipotesi che sta trovando conferme secondo il Washington Post. L’accordo sarebbe mediato da Stati Uniti, Qatar ed Egitto e, sempre secondo il quotidiano statunitense, il governo israeliano avrebbe già accettato in linea di principio. Le dichiarazioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu, rilasciate in televisione, chiariscono le condizioni della trattiva: “Stiamo lavorando per ottenere un altro quadro per liberare i nostri prigionieri, ma sottolineo, non ad ogni costo. Abbiamo delle linee rosse, tra cui: non porremo fine alla guerra, non ritireremo l’Idf dalla Striscia, non rilasceremo migliaia di terroristi”, spiega, confermando di garantire l’eliminazione di Hamas.
Il coinvolgimento Usa
Gli Stati Uniti intervengono ancora nel conflitto e ribadiscono l’opposizione alla zona cuscinetto che le Forze di difesa israeliane stanno istituendo tra Gaza e il confine con Israele. Inoltre, secondo alcuni media, gli Stati Uniti stanno esaminando le opzioni per un possibile riconoscimento dello Stato palestinese.
Il gruppo yemenita che tiene sotto scacco il Mar Rosso
Intanto, la situazione nel Mar Rosso non migliora. Gli Houthi hanno rivendicato un ulteriore attacco a un mercantile Usa avvenuto mercoledì 31 gennaio mentre si concretizza la nuova missione europea Aspides nel mar Rosso. La flotta Ue, come rivela la Repubblica, potrebbe avere il comando congiunto di Francia e Grecia. In audizione alle commissioni Difesa di Camera e Senato il ministro della difesa Guido Crosetto valuta di inviare anche “una nave italiana e aerei con compiti di sorveglianza e raccolta dati”.