È previsto per le 14.30 di oggi l’incontro tra il governo e le regioni sul decreto che estenderà l’obbligo del green pass a tutti i luoghi di lavoro. L’Italia potrebbe diventare il primo paese europeo a introdurre il provvedimento, che dovrebbe entrare in vigore dal 15 ottobre. L’obbligo del green pass riguarderà quindi sia i dipendenti pubblici sia quelli privati e, il suo controllo, verrà affidato a un capo ufficio o a un capo reparto che dovrà essere individuato dai vertici aziendali.
Dure le sanzioni per chi non rispetterà l’obbligo, con multe che andranno dai 400 ai 1000 euro. Inoltre, dopo cinque giorni di assenza ingiustificata nel settore pubblico e uno nel privato, scatterà la sospensione dal lavoro e dallo stipendio. Il confronto con i sindacati è stato intenso ma, alla fine, Mario Draghi ha reputato fosse necessaria una linea dura, senza possibilità di repliche. Il premier spera di poter raggiungere in tre, massimo quattro settimane, un numero di persone immunizzate così alto da consentire al nostro Paese di allentare leggermente la pressione.
Se il nodo green pass sembra essere ormai ben delineato, resta invece ancora da definire quello relativo ai tamponi. Durante l’incontro di ieri, infatti, i sindacati hanno chiesto di renderli gratuiti, ma il presidente del Consiglio si è opposto fermamente definendola una “richiesta inopportuna”.
“Troviamo sbagliato che chi lavora debba pagare per poter lavorare. In questa prima fase, sarebbe utile che i tamponi non fossero a carico delle persone”, ha detto il segretario della Cgil, Maurizio Landini, durante l’assemblea nazionale delle delegate e dei delegati Fiom. Parole forti anche dal segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che ha accusato il governo di scaricare sui dipendenti il costo della sicurezza nei luoghi di lavoro.