Alessandro non è caduto accidentalmente dal balcone nel tentativo di sistemare un’antenna. Alessandro è stato spinto a lanciarsi nel vuoto. C’è una tragica storia di cyber-bullismo, secondo gli inquirenti, dietro la morte del 13enne di Gragnano, in provincia di Napoli, morto suicida giovedì scorso. Tutti gli elementi sembrano indirizzare verso questa pista. È questa l’ipotesi che prevale.
Minacce e intimidazioni, dal vivo e in chat, nate dopo la decisione di Alessandro di lasciare la ragazza con cui stava e cominciare a frequentarne un’altra. Da qui l’ira della ex che per gelosia avrebbe dato il via, con altri amici, alla pioggia di insulti contro il ragazzo. Sei gli indagati per istigazione al suicidio, di cui quattro minorenni, tutti imparentati tra di loro: tra questi la ex fidanzatina e sua sorella maggiorenne, un giovane di 16 anni con il fratello di 17 e un diciottenne.
Per capire l’esatta dinamica dei fatti gli inquirenti hanno posto sotto sequestro il cellulare del giovane, nel tentativo di rintracciare la scia di messaggi ostili alla base del gesto. Il prossimo passo va verso l’analisi dei contenuti delle chat trovate nei cellulari anche dei sei ragazzi A indagare sono i carabinieri della stazione di Gragnano e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, in stretto coordinamento con la Procura per i minorenni di Napoli. Ora bisogna ricostruire nel dettaglio le settimane precedenti la tragedia. Secondo alcune testimonianze Alessandro non si era mai confidato completamente su quanto gli stava accadendo, ma tutti sapevano che c’era un gruppo di persone che lo aveva preso di mira.
Ieri, intanto, è stata eseguita l’autopsia sul corpo del giovane, che questa mattina è stato salutato dall’intera città durante i funerali nella chiesa di Sant’Agostino in Piazza San Leone. Un lungo applauso ha accolto il feretro al suo arrivo. Tra le migliaia di persone anche il sindaco Nello D’Auria che ha proclamato il lutto cittadino.