È stato un piccolo e innocuo incidente di percorso per la riforma renziana della scuola, ma allo stesso tempo capace di far ipotizzare i più disparati retroscena politici. I fatti: ieri in commissione Affari costituzionali del Senato si votava su un parere di costituzionalità non vincolante e orale e il governo è stato battuto. Il risultato finale è stato dieci a dieci e a pesare sono stati in particolare due fattori. In primis, il voto dei due senatori l Mario e Giovanni Mauro, del gruppo Gal, che da regolamento avrebbe in realtà avuto diritto solo un componente in commissione.
Ma a destare i sospetti sono soprattutto le assenze tra le fila del Nuovo centrodestra. Salvatore Torrisi, Andrea Augello e Gaetano Quagliariello non hanno partecipato alla votazione giustificandosi, sulla carta, con un disguido. Ma a fare da sfondo all’accaduto ci sono le vicende interne agli alfaniani. Secondo alcune ricostruzioni apparse sui giornali questa mattina, infatti, pare che i parlamentari di Ncd vogliano mandare messaggi al premier Matteo Renzi in difesa di Giuseppe Castiglione, il sottosegretario all’Agricoltura indagato nell’inchiesta su Mafia Capitale.
Insomma, un chiaro avvertimento politico: Castiglione non si tocca altrimenti scricchiolerà la già risicata maggioranza a Palazzo Madama. Circostanza che il premier non può permettersi, men che meno sul provvedimento chiamato “buona scuola”, che registra già il profondo malcontento tra gli insegnanti.
Secondo altre ipotesi, tuttavia, il segnale mandato dai senatori Ncd sarebbe al contrario rivolto proprio al leader e ministro dell’Interno Angelino Alfano, affinché il partito adotti una linea più autonoma rispetto a quella del Pd. In ogni caso, né il premier Renzi né i parlamentari dem – che ieri hanno votato compatti il provvedimento – sembrano preoccupati dallo stop di ieri in commissione.
Roberto Rotunno