Tra le sfide più importanti per il nuovo governo c’è la questione fisco. Secondo il premier Mario Draghi è necessaria una riforma diversa da quelle che negli ultimi decenni hanno affrontato singoli aspetti del sistema, compromettendone l’equità.
Il presidente del Consiglio ha chiarito la linea nel discorso programmatico al Senato. «Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Ci vuole un intervento complessivo», ha affermato. Per realizzarlo si va verso la creazione di una commissione ad hoc di esperti.
La riforma sarà “complessiva” perché nel sistema tributario “tutte le parti si legano l’una all’altra”. Seguirà un iter complesso e articolato, gestito da tecnici “che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un’imposta”. Sarà inoltre focalizzata sull’Irpef, preservandone il carattere progressivo, ma mirando a ridurre il carico fiscale complessivo sul lavoro. Si guarda al modello danese e ai precedenti storici in Italia, come la grande riforma del 1971, che introdusse l’Irpef e il meccanismo del sostituto d’imposta. Sarà fondamentale creare un ambiente più attrattivo per gli investimenti esteri e interni. Nelle audizioni in commissione finanza alla Camera i sindacati hanno inoltre ricordato che non può esserci una vera riforma fiscale senza una vera lotta all’evasione.
La riforma del fisco affiancherà quella della pubblica amministrazione, della giustizia e della gestione del Recovery Plan. Riguardo la Pa, il presidente del Consiglio ha detto che è necessario agire sul rafforzamento della qualità dell’azione amministrativa, a partire dalle competenze delle persone all’inaugurazione dell’anno giudiziario dalla Corte dei Conti. Bisognerà trovare le leve per finanziare la riforma: l’ipotesi plausibile è lo spostamento del carico fiscale dalle persone alle cose.