Arriva la terza serie di Gomorra. E questa volta lo spettatore sarà portato fuori dall’Italia, in Bulgaria, a scoprire le “Scampia d’Europa”, come ha detto Saviano. “Perché Gomorra interpreta la grammatica del potere e del profitto che appartengono alle periferie di tutto il mondo”. L’Immortale, ovvero Ciro Di Marzio, emigrerà nel Paese est-europeo dopo la morte della figlia. Il dolore causato da questo avvenimento, spiegano gli attori, è stato fortissimo e Ciro non ha potuto fare altro. Genny e Malamò si daranno da fare per trovarlo, ucciderlo e così vendicare la morte di Don Pietro, ucciso dall’Immortale. Gomorra andrà in onda su Sky Atlantic HD per 12 puntate a partire dal 17 novembre. Ma gli appassionati potranno già guardare alcuni episodi in oltre 300 sale d’Italia oggi e domani (qui una lista delle sale di proiezione a Roma, Napoli e Milano).
“La conseguenza più visibile [della morte della propria figlia su Ciro] è che ha fatto sfiorire quella sua certa bellezza arrogante e violenta. E’ stanco, dimesso, imbolsito e quel soprannome, l’Immortale, per lui è diventato una condanna”. Così Marco D’Amore, interprete proprio di Ciro nella serie. Perdita simile è stata subita anche dalla boss Scianel, interpretata da Cristina Donadio. “Anche lei, come Ciro, ha mutato espressione, porta il danno negli occhi, è cambiato anche il suo modo di guardarsi intorno, ora è più distaccata, consapevole”, ha detto Donadio del suo personaggio.
Finora il successo ha arriso alla trasposizione televisiva del libro di Roberto Saviano. Il quale in occasione della conferenza stampa indetta per presentare la nuova stagione ha inviato un videomessaggio. Dove ha ricordato di quando molti lo scoraggiavano dal progettare una serie basata sul libro, perché secondo loro non avrebbe funzionato. Ed invece il produttore Riccardo Tozzi fu subito entusiasta dell’idea. La serie oggi è talmente famosa, prosegue Saviano, che quando accade un fatto di cronaca che ricordi gli avvenimenti del libro subito Gomorra viene citata nei titoli dei giornali. Dimenticando che le mafie esistono da molto prima del libro dello scrittore napoletano, sotto scorta dal 2006.