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God save the Queen: da oggi il regno di Elisabetta II è il più lungo della storia britannica

di Alessandro Testa09 Settembre 2015
09 Settembre 2015
This photo made available on Tuesday Sept. 8, 2015, shows Britain's Queen Elizabeth II taken July 2015 and released by Buckingham Palace to mark the Queen becoming the longest reigning British monarch. The photograph, by Mary McCartney, shows The Queen seated at her desk in her private audience room at Buckingham Palace in London, with one of her official red boxes which she has received almost every day of her reign and contains important papers from government ministers in the United Kingdom and her Realms and from her representatives across the Commonwealth and beyond. (Mary McCartney/Queen Elizabeth II via AP) THIS IMAGE CANNOT BE USED AFTER OCTOBER 8, 2015

Elisabetta II del Regno Unito al lavoro a Buckingham Palace

In segno di rispetto per la spodestata trisnonna regina Vittoria non ci saranno le tradizionali ventuno salve di cannone di fronte al popolo in festa, ma oggi pomeriggio alle 17.30 (ora di Greenwich) Elisabetta II festeggerà in forma privata con il consorte principe Filippo di Edimburgo l’ultimo record che ancora le restava da battere: il regno più lungo dell’intera storia britannica, con 63 anni, 7 mesi e 3 giorni (pari a 23.226 giorni). Cerimonie pubbliche – simili a quelle organizzate per i suoi 50 e poi 60 anni sul trono – sono previste invece per il prossimo 21 aprile, quando Elisabetta compirà 90 anni.

Elisabetta Windsor divenne improvvisamente regina il 6 febbraio 1952, mentre si trovava in viaggio ufficiale in un Kenya ancora coloniale, a causa della morte prematura del padre Giorgio VI, che aveva guidato la Gran Bretagna durante la Seconda guerra mondiale. Durante il suo lunghissimo regno Elisabetta II – che come tutta la famiglia reale non può votare – ha nominato dodici primi ministri (da Winston Churchill a David Cameron, passando per Margaret Thatcher e Tony Blair) ed ha incontrato, spesso più volte, tutti i principali leader politici e religiosi del mondo. E’ anche capo della chiesa anglicana e del Commonwealth delle nazioni, che comprende tutte le ex colonie di Londra ad eccezione di Stati Uniti e Irlanda, 16 delle quali – Canada, Australia, Nuova Zelanda e Giamaica, più alcune isole minori – la riconoscono anche come capo di Stato.

La sua tempra è nota, ed è stata acquisita in giovane età, se è vero che nel 1945 l’allora principessa del Galles riuscì ad ottenere il consenso del padre per arruolarsi nell’esercito come autista ausiliaria e poi nel 1947 – appena ventunenne – offrì tutta se stessa, per sempre al popolo britannico: «Io dichiaro davanti a voi tutti che la mia intera vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale alla quale tutti apparteniamo». E il popolo – salvo un breve momento di smarrimento dopo la tragica morte di lady Diana Spencer – ha sempre ricambiato, tributandole un affetto sincero quasi unanime e un rispetto generalizzato.

Se la linea di successione è chiara – prima il 66enne principe di Galles Carlo, poi suo figlio William e il nipotino George – lo appare meno il futuro della Corona nel dopo-Elisabetta, con la Nuova Zelanda (e forse anche l’Australia) decisa a convocare un referendum per proclamarsi repubblica, e i nazionalisti scozzesi pronti a richiedere tra qualche anno un nuovo referendum per l’indipendenza. Anche per questo, un giorno che tutti auspicano lontano, Elisabetta II sarà probabilmente ricordata come l’ultima grande regina della storia.

Alessandro Testa

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