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HomePolitica Global Compact for Migration, l’Italia per ora non firma. Salvini: “Decide il Parlamento”

Global Compact for Migration
Governo dice no alla firma
Al parlamento la scelta

Premier Conte: "Non ho cambiato idea"

Bonino: "Così perdiamo di credibilità"

di Giorgio Saracino29 Novembre 2018
29 Novembre 2018

“Il governo italiano non firmerà alcunché e non andrà a Marrakech. Deve essere l’Aula a discutere”, così il ministro degli Interni Matteo Salvini sul Global Compact, in discussione in Marocco il 10 e l’11 dicembre. E ancora: “Contesto a questa risoluzione dell’Onu che tutti gli immigrati siano uguali: ci sarà linea comune Lega-Cinque Stelle. Sui migranti sceglie l’Italia, scelgono gli italiani”. “Il governo non parteciperà, riservandosi di aderire o meno al documento solo quando il Parlamento si sarà pronunciato”, ha aggiunto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Lui che a settembre aveva dichiarato di firmare il testo a Marrakech specifica: “Non ho cambiato idea, ma essendo un documento di valore politico abbiamo convenuto che forse è giusto creare un passaggio parlamentare.” La credibilità del governo così è messa in discussione”, è la replica della senatrice di + Europa Emma Bonino.

Il Global Compact for Migration è un accordo non vincolante proposto dalle Nazioni Unite: la dichiarazione di New York firmata nel 2016 all’unanimità contiene una serie di principi e impegni da parte dei 193 membri dell’Assemblea generale delle nazioni Unite e indica come affrontare la crisi migratoria che coinvolge, secondo l’Onu, 258 milioni di persone all’anno. Il documento si pone 23 obiettivi che rispecchiano norme già previste dal diritto internazionale per una maggiore cooperazione fra gli Stati. Nella Dichiarazione di New York su migranti e rifugiati si afferma infatti la solidarietà e la necessità di prevedere un’adeguata accoglienza di migranti e rifugiati per portare avanti la lotta contro lo sfruttamento, il razzismo e la xenofobia. Diversi Stati hanno nel tempo fatto dietrofront. Tra loro: Stati Uniti, polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Austria, Bulgaria e Svizzera.

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