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HomePolitica Giuseppe Tognon a Lumsanews: “Le elezioni segnano la fine della classe dirigente Pd e FI”

Tognon a Lumsanews
"Le elezioni segnano la fine
di classe dirigente Pd e FI"

"Auspicabile un ritorno al voto

improbabile governo M5S-Lega"

di Marco Assab05 Marzo 2018
05 Marzo 2018

Dell’esito delle consultazioni, della crisi della sinistra e dei possibili scenari futuri abbiamo parlato con Giuseppe Tognon, professore ordinario della Lumsa ed ex sottosegretario per l’università e la ricerca scientifica nel governo Prodi I.

Professore, quali opzioni vede percorribili con questi rapporti di forza in Parlamento?

Non c’è un’opzione finché le forze politiche non metabolizzano il grande cambiamento intervenuto. Il presidente della Repubblica dovrà lasciare che l’analisi sia condotta fino in fondo e soprattutto vedere il numero dei seggi in Parlamento. È evidente come queste elezioni segnino la fine di una classe dirigente, arrivata al governo alla metà degli anni ’90 e che aveva trovato nel confronto Berlusconi-Prodi la propria chiave di volta. Questa classe dirigente ha fallito, e il fallimento principale lo si vede in questa legge elettorale, che hanno voluto il Pd e Forza Italia, che si è rivelata per loro fatale.

A cosa imputa la crisi del Partito Democratico e, più in generale, quella della sinistra?

La crisi del Pd ha molti fattori. Primo: l’usura di governo. È stato troppo al governo. Secondo: è una crisi di tutta la sinistra europea, che non ha trovato nuove parole d’ordine. Terzo: il fattore Renzi, che è stato molto importante, perché Renzi non ha capito che bisognava far pensare il partito, farlo ragionare, respirare, innovare nei contenuti, e invece ha condotto una battaglia solitaria e di esclusione che in fin dei conti lo ha travolto. Quarto: il vecchio vizio della sinistra che è lo scissionismo, in questo caso l’errore di quelli che se ne sono andati da Pd. A sinistra c’è bisogno di ripensarsi. E se guardiamo ai risultati ci rendiamo conto di un paradosso: l’insuccesso della Bonino porta voti al Pd! Se fosse andata al 3% la situazione del Pd sarebbe stata ancora peggiore. Ma d’altro canto pensi se non ci fosse quel 2,6% della Bonino…

In che modo sarà centrale adesso la figura del Presidente Mattarella?

Mattarella è un presidente dalla naturale cultura pedagogico-politica, probabilmente il miglior presidente che si possa avere in una fase del genere. Rappresenta la tradizione di governabilità italiana, ma viene da un’esperienza cattolico-democratica ben più radicata e profonda di quella della seconda repubblica. Tuttavia deve lasciare che i partiti metabolizzino fino in fondo i loro errori e le loro responsabilità.

E se non si riuscirà a costituire una maggioranza?

Se i partiti non accoglieranno l’appello ovvio del presidente della Repubblica a formare comunque un governo per la stabilità del Paese, sarebbe meglio ritornare a votare. Sarebbe un’operazione di igiene politica, di sanità politica. Con questa legge o con una diversa dipenderà dalle circostanze, soprattutto dal governo che comunque traghetterà il Paese verso le elezioni. Ma io penso che se si dovesse andare a votare presto, a questo punto sarebbe un grandissimo esercizio di democrazia per gli italiani, che rifletterebbero attentamente su dove concentrare i voti. Sarebbe un voto più ragionato.

Professore. è possibile un governo formato da M5S e Lega?

A livello di numeri potrebbe essere possibile, politicamente mi sembra molto improbabile, nella misura in cui significherebbe per Salvini rompere con il centrodestra, e questo sarebbe un rischio troppo grande. Vorrebbe dire anche spaccare il Nord e, soprattutto, avere come partner un ceto dirigente di cui non è chiara la cultura politica. Inoltre per Salvini sarebbe molto difficile governare con il M5S senza essere Presidente del Consiglio, ruolo che potrebbe invece ricoprire in un governo di centrodestra (più pezzi di parlamento), che gli garantirebbe una grande visibilità in termini di ministri e politiche.

 

 

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