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HomeCronaca Sapelli: “Il conflitto tra Big Tech e politica è impari”

"Il conflitto tra Big Tech
e politica è impari
serve un'aristocrazia nuova"

L'economista Giulio Sapelli a Lumsanews

"Il mondo è dominato da algoritmi"

di Luca Sebastiani15 Febbraio 2022
15 Febbraio 2022

Il professore Giulio Sapelli, storico ed economista, ha commentato per Lumsanews il significato delle parole del presidente della Repubblica Mattarella sui “poteri economici sovranazionali” e il dominio globale delle Big Tech.

A cosa si riferiva Mattarella con “poteri economici sovranazionali tendono a imporsi aggirando il processo democratico”?

“È un’egemonia che i grandi gruppi, le corporation finanziarie e industriali esercitano non solo sulle persone ma anche sugli Stati. È una dinamica iniziata secoli fa, da quando si è sviluppato il sistema capitalistico è all’ordine del giorno. Questi sistemi lavoravano come forma naturale della rappresentanza degli interessi dell’aristocrazia e della borghesia. Ora continuano ad agire ma hanno degli argini. Mattarella avverte il pericolo per le istituzioni democratiche. Dice una cosa seria ma non nuova. Quello che c’è di nuovo è l’ignoranza nelle classi dominanti e dirigenti che non conoscono a cosa si riferisce il Capo dello Stato”. 

Come si spiega il dominio di queste Big Tech?

“Oggi siamo in un mondo dominato dalle decisioni algoritmiche: gran parte delle istituzioni democratiche si sono essiccate e sono sostituite da forme neocameraliste e tecnocrazie che decidono al posto delle rappresentanze territoriali. Il Parlamento non ha più un rappresentante funzionale, che decide sulla base di pianificazioni settoriali fondate su rilevazioni algoritmiche per i bisogni dell’economia, del bene per le società. In un orizzonte algoritmico il potere di potenze algoritmiche aumenta”. 

E la politica?

“Il conflitto è impari. Le democrazie territoriali e i parlamenti non riescono più a processare le informazioni o ad anticipare gli eventi come fanno le multinazionali che riescono a influenzare diabolicamente il mondo con i social. Ma il conflitto è impari. Hai una classe politica ignorante che non ha avuto formazione specifica, che si confronta con immense piattaforme che lavoravano con i big data, prevedono il futuro, che hanno schiere di funzionari o intellettuali organici che lavorano per una comunità di denaro. Ma sarebbe illusorio scaricare le sorti della democrazia italiana sulla politica. È facile dire ‘è colpa della politica’. Ma bisogna riflettere su qualcosa che non funziona nei meccanismi dello Stato. Bisogna unire rappresentanza e competenza, non di lignaggio o di censo, ma di spirito. Bisogna coltivarle queste idee, anche se oggi è complicato. Abbiamo bisogno di nuove aristocrazie politiche e dirigenziali, la democrazia sennò è distrutta”.

Con il ban di Trump ci si è accorti dell’immenso potere di queste piattaforme…

“Sono due mondi diversi: uno, quello di Trump, è volgare, neo-tradizionale che solletica la pancia alle persone. L’altro, il mondo Zuckerberg, solletica una diversa pancia. Ma non ci sono alternative, bisogna riformare Zuckerberg e far capire che Trump non è la via giusta. Ma è una via che bisogna percorrere con una nuova aristocrazia, in senso aristotelico. Se vogliamo impedire che sorga la cultura della Cina, la vera dittatura, si deve trovare un’alternativa”.

E l’Unione europea?

“L’Unione europea è un insieme di trattati ma non può fare nulla. Possono fare molto i singoli Stati che aderiscono ai trattati europei”.

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