ROMA – Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ieri è tornato davanti alle commissioni Cultura di Camera e Senato per portare a termine l’audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero. Il suo ultimo colloquio non era andato molto bene. Il discorso, a tratti indecifrabile, con tanto di citazione errata di Hegel, ha convinto il successore di Sangiuliano questa volta a parlare in maniera più semplice e meno teorica.
Dai 10,5 milioni di euro a sostegno dello spettacolo dal vivo, passando per i 30 milioni da assegnare alle biblioteche pubbliche per l’acquisto di libri, fino ai fondi destinati alla Carta Cultura. Gli aspetti passati in rassegna dal ministro della Cultura sono stati vari ma contenevano una doverosa premessa: “Sulla legge di bilancio per il 2025 al taglio proposto dal Ministero dell’Economia di 243 milioni” – spiega Giuli – “abbiamo ottenuto una riduzione attestandoci a circa 147 milioni”. Una chiara ammissione sui tagli che il Mic ha subito con la legge di Bilancio.
E quando Matteo Orfini, Partito Democratico, contesta Giuli in merito al possibile sblocco dei fondi per la Carta Cultura, lui replica: “Questo è il massimo sforzo nelle condizioni date. Intendo dire che questa legge di Bilancio evidentemente ha obbligato ciascun dicastero a delle oggettive azioni di razionalizzazione”.
Dinanzi a tagli così importanti per la Cultura, non sono mancate ovviamente le contestazioni al ministro e soprattutto al governo. Irene Manzi del Pd ha parlato di “imbarazzo di Giuli che tenta di affermare la propria autonomia, ma finora ha accettato in silenzio i pesanti tagli imposti da Giorgetti”.
Ma per il ministro della Cultura i complimenti arrivano da Fratelli d’Italia. Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera, si dice soddisfatto della performance di Giulli, “dimostrando la compattezza del centrodestra e il grande lavoro che sta facendo il ministero per lo spettacolo dal vivo”.