L’emergenza coronavirus non frena le polemiche tra virologi e scienziati. “Nessuna voglia, né intenzione di replicare al mittente. Solo tristezza per la perdita di tempo e per l’immagine di divisione che si dà alla gente che oggi”. Risponde così alle ultime accuse che le sono state rivolte, Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. “Io vorrei vedere invece i ricercatori uniti a cercare di risolvere l’emergenza che stiamo vivendo”, spiega Gismondo sulle pagine del Fatto Quotidiano.
L’associazione Patto trasversale per la scienza (Pts) ha infatti inviato una diffida legale alla ricercatrice “per le gravi affermazioni ed esternazioni pubbliche sul Coronavirus, volte a minimizzare la gravità della situazione e non basate su evidenze scientifiche”. Pts le chiede espressamente di “rettificare alcune sue affermazioni che possono indurre la popolazione a violare i precetti governativi, con nefaste ricadute in termini di salute pubblica, soprattutto perché provenienti da un medico con responsabilità istituzionali nella regione più colpita d’Italia”.
Gli scienziati ‘accusatori’, tra cui Roberto Burioni, medico noto per i suoi contrasti ai ‘No Vax’ e Pier Luigi Lopalco, epidemiologo all’Università di Pisa, contestano specifiche frasi pronunciate dalla dottoressa Gismondo.
Nella loro lettera i membri del Pts spiegano che “affermazioni come ‘è una follia questa emergenza, si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale’ oppure ‘non voglio sminuire il Coronavirus ma la sua problematica rimane appena superiore all’influenza stagionale rischiano di turbare l’ordine pubblico, se non supportate da evidenze scientifiche”.
Secondo la direttrice Gismondo le frasi riportate “sarebbero state estrapolate dal loro contesto”. “Ho sempre confermato il rispetto delle misure governative”, precisa la virologa. “Lo scopo delle frasi incriminate – continua – era quello di limitare il panico crescente, quando in Italia avevamo soltanto i primi casi autoctoni di Codogno”. La scienziata elenca quindi puntualmente altre affermazioni del Consiglio nazionale delle ricerche, che proprio in quei giorni ha dichiarato: “è bene ricordare che si tratta di 19 casi su una popolazione di 60 milioni di abitanti, che rendono quindi il rischio di contagio molto basso”.
Sulla stessa linea anche di quanto detto dal virologo Fabrizio Pregliasco che il 23 febbraio rassicurava: “è una malattia che rientra nelle infezioni respiratorie della normale influenza di ogni inverno”. Gismondo conclude quindi la sua lettera di difesa affermando che “solo da un confronto leale e corretto nasce la vera scienza”.