ROMA – Quasi la metà degli studenti universitari rifugiati in in Italia si sente discriminato, mentre la maggioranza sogna di lavorare in Italia. È quanto emerge dal report UNHCR, basato sul questionario rivolto a studenti richiedenti e beneficiari di protezione iscritti in 35 atenei italiani. I risultati sono stati illustrati all’Università LUMSA in occasione del convegno “Manifesto dell’Università Inclusiva” in collaborazione con l’Agenzia ONU per i Rifugiati e RUIAP (Rete delle Università Italiane per l’Apprendimento Permanente).
La discriminazione emerge come una problematica, ma se il 46% afferma di essersi sentito discriminato in termini generici, solo un quarto degli stessi ha avuto questa percezione all’interno del contesto accademico.
Le principali nazionalità rappresentate dai partecipanti sono quella afghana con il 24% e quella ucraina con il 22%. Dai dati generali emerge che solo il 44% è titolare di status rifugiato. Le problematiche che emergono in maniera più evidente sono quelle di natura finanziaria e la comprensione e l’uso della lingua italiana – solo il 37% dichiara di avere un livello base. Segnalate poi la difficoltà nella gestione amministrativa delle borse di studio e la mancanza di tutoraggio. A cui si aggiungono problemi legati alla sfera personale tra cui la solitudine, la difficoltà di trovare un alloggio e l’assenza di un supporto ad hoc per rifugiati.