ROMA – Lo striscione con scritto “Roma città libera” sfila per le strade della Capitale. Oggi, 21 marzo si celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Istituita sette anni fa è un evento nazionale organizzato dalla rete di associazioni antimafia Libera. Una giornata all’insegna della sensibilizzazione e della mobilitazione in memoria delle vittime delle mafie in Italia e nel mondo.
Questa giornata deve essere “un’occasione per liberare le popolazioni e i territori dalle mafie, per vincere l’indifferenza e la rassegnazione che giovano sempre ai gruppi criminali”, ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sottolineando “l’importanza di non voltarsi dall’altra parte di fronte alla criminalità organizzata”. Un pensiero arriva anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha ribadito come “l’esempio di coloro che hanno sacrificato la propria vita in difesa della legalità dovrebbe essere il faro che guida le azioni e l’operato di tutti noi”.
Monito lanciato anche dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che ha ribadito che “nelle scuole italiane non c’è spazio per chi ha un atteggiamento ambiguo nei confronti della criminalità o di organizzazioni di stampo mafioso. Ai ai nostri ragazzi dobbiamo trasmettere i valori della legalità”. Anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi ha ricordato le vittime mietute dalla criminalità organizzata sottolineando che “dal loro esempio possiamo trarre ancora più forza per contrastare le mafie”.
Le manifestazioni di questa mattina hanno coinvolto le principali città italiane, da Milano a Napoli, a Roma. Qui il corteo di Libera è partito da Piazza dell’Esquilino riunendo quasi 40mila persone.
La data del 21 marzo, primo giorno di primavera, è stata proposta dal fondatore dell’associazione Libera don Luigi Ciotti. Una scelta simbolica che, secondo Ciotti “dovrebbe dare il senso di un impegno di lungo periodo. È a primavera che si gettano i semi, anche i semi di speranza, sapendo che andranno poi coltivati, con fatica, perizia e passione, perché diano frutto”.