Torna prepotentemente di attualità il tema del precariato. La relazione Ocse, nel suo Employment Outlook basato sui dati del 2012, lo segnala come uno dei problemi più gravi del nostro Paese: oltre la metà dei lavoratori sotto i 25 anni, circa il 53 per cento, ha un lavoro precario. E la crescente precarizzazione colpisce anche il mondo giornalistico. In Italia sono oltre 112 mila gli iscritti all’Ordine dei giornalisti (dati ricerca Lsdi, 2012 su dati 2011, la più recente), cioè il triplo di quanti sono in Francia (37.286), il doppio della Gran Bretagna, ma solo il 45% sono quelli ufficialmente attivi e solo uno su 5 ha un regolare contratto di lavoro dipendente. Per fare il punto sulla situazione ed elaborare dei progetti, su proposta della Commissione e dell’Assemblea nazionale del lavoro autonomo, negli scorsi giorni a Roma sono stati convocati gli Stati generali dell’informazione precaria alla Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi).
Partecipa anche il Movimento 5 stelle. All’incontro hanno partecipato numerosi giornalisti, fra freelance e precari, che sono intervenuti da tutta Italia. Nella seconda giornata hanno anche preso parte ai lavori, ma “per ascoltare e non per intervenire”, alcuni parlamentari del Movimento 5 stelle (Roberto Fico, presidente della Commissione vigilanza Rai, Luigi Gallo e Chiara Di Benedetto, Commissione Cultura della Camera, e Michela Montevecchi, Commissione Cultura del Senato). Erano presenti anche i vertici delle organizzazioni giornalistiche: il presidente della Fnsi Giovanni Rossi, il segretario Franco Siddi, il presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, il presidente della Casagit Daniele Cerrato, il vicepresidente dell’Inpgi Paolo Serventi Longhi e vari dirigenti nazionali e regionali del sindacato e dell’Ordine dei giornalisti.
Equo compenso, carta di Firenze, cococo. L’assemblea è stata l’occasione per discutere con le varie componenti del settore di numerosi argomenti. All’attenzione delle organizzazioni in particolare sono stati trattati tre temi caldi: l’Equo compenso,la Carta di Firenze e il nuovo Contratto Collettivo di lavoro giornalistico.
Anzitutto è stata auspicata una migliore definizione della legge sull’Equo compenso, una maggiore tracciabilità del lavoro, che renda possibile l’individuazione degli editori virtuosi, e naturalmente la possibilità di premiare questi ultimi con benefici pubblici. Uno dei propositi principali è la formazione di un Osservatorio nazionale, previsto dalla Carta di Firenze ma ancora incompleto, che possa monitorare le situazioni più problematiche. Ma il punto principale è stata la nuova contrattazione collettiva, che dovrebbe tutelare il lavoro cosiddetto atipico. I contratti cococo sono strumenti che spesso nascondono, sotto una collaborazione inquadrata in un lavoro autonomo, un tipo di rapporto molto simile, per continuità e coordinazione, ad un lavoro subordinato.
Ad alcuni fa comunque comodo utilizzare forme di attività non dipendente. Ciò che chiedono i freelance sono compensi equi, tempi di pagamento certi, maggiore tutela sociale, copertura delle spese legali, obbligo del versamento del contributo previdenziale integrativo.
Domenico Mussolino